In aula fotocopie, questa mattina, un giovane collega, motivato e dinamico, mi spiegava che, a suo modo di vedere, la reintroduzione così enfatizzata del voto in condotta è indice di una richiesta nei confronti della scuola: quella di essere non solo un luogo di erogazione di competenza, ma anche un luogo educativo.
Qualcosa di buono, insomma.
Può essere, perchè no?: nel senso che ci può essere anche questo, in un passaggio storico nel quale il principio di non contraddizione è stato messo in cantina ed è buona norma, ovunque, dire tutto ed il suo contrario (fare tutto e il contrario di tutto).
Invero, ho seguito la conferenza stampa del Ministro Gelmini su Sky (eh: la tv satellitare che fa servizio pubblico...). Il voto in condotta è stato esplicitamente difeso come deterrente per il bullismo: secondo una logica (tipicamente propria della tradizione scolastica, aggiungo) simile a quella da bastone-e-carota evocata esplicitamente in questi termini dal Ministro Brunetta in merito ai suoi interventi nella Pubblica Amministrazione.
Le cose, senza scandalizzarsi, forse riconducono a questo: che sia probabile che la politica, semplicemente, non sia più in grado (tanto a destra che a sinistra) di pensare in termini prospettici, e sistemici, o che non possa farlo. E che si affidi pertanto a tante parcellizzazioni e, inevitabilmente, in mancanza di altro, a logiche conservative e cooptative (che dire dell'affare Alitalia e dei sedici capitani coraggiosi?).
Che il Web, con la sua logica costruzionistica, ci aiuti.