sabato 28 novembre 2009

quietamente e ingiustamente

Il condominio in cui vivo ospita uffici, negozi e una trentina di famiglie, tra le quali una di ghanesi. Non li vedo quasi mai, se non il loro capofamiglia, in compenso in questi mesi ho seguito le vicende di quello che pare essere il membro più strategico della famiglia.
E' un camioncino bianco, un vecchissimo Transit la cui targa rimonta alla metà degli anni Ottanta. Credo sia usato per trasportare le poche cose che servono a metter su provvisioriamente casa per amici e parenti e conoscenti, insomma il camioncino è il vettore di una microeconomia marginale, residuale e familistica.
La sua carrozzeria svela colpi, aggiustamenti, ruggini: ma è il meno, il guaio è che il camioncino si ferma un giorno sì e un giorno no. E si ferma dove vuole, spessissimo nel piazzale davanti al condominio, dove il suo proprietario lo accudisce, frequentemente con l'aiuto di suoi amici, in un susseguirsi di interventi d'emergenza, dai quali evidentemente dipende il funzionamento di questo microsistema, nei suoi gesti di destinazione: dormire in un letto, avere un armadio dove riporre le proprie cose.
E' una vita che mi scorre accanto, cui io porgo i semplici gesti di cortesia che ci si scambia tra condomini, insomma: ed in questi giorni, nei quali il camioncino è fermo nel piazzale, parcheggiato evidentemente per rassegnazione a qualche sua magagna tosta, non posso fare a meno di pensare a quanto di un'economia di quieta, invisibile sussistenza si sia ingrippato.
Ma il signore ghanese, quando m'incrocia, mi saluto sorridente, ed io faccio lo stesso con lui, e tutto resta al suo posto, come si vuole di questi tempi, quietamente e ingiustamente.

mercoledì 25 novembre 2009

un sobrio desiderio di Natale

Nedl mio condominio, un piano sotto il mio, abita una coppia di quasi trentenni. Sono due persone quiete ed educate, che lavorano dalla mattina presto (lui esce prima di lei) ed il fine settimana recuperano.
Due persone che non vanno mai oltre il segno.
Due persone sobrie.

E' da metà novembre che questi due ragazzi "very normal" hanno esposto, sul balcone, le illuminazioni natalizie.
Sobrie, una striscia di aghi di pino sintetici con luci piccole e bianche.
Sobrie, ma lì da metà novembre.

Mi son detto: hanno voglia di Natale, lo stanno chiamando.
Sobri, senza urla, ma lo chiamano.
Un Natale sobrio, senza fragore, ma che arrivi, per piacere.

mercoledì 18 novembre 2009

bianco Natale

Questa cosa qui, che ancora fatico a pensare che sia vera, se lo è, è tristissima: perfettamente postmoderna, cioè decontestuale e autorefenziale (sia pure di un'autoreferenza situazionista, svincolata dal principio di non contraddizione), suggerisce un Make yourself your Catholic Religion di echiana memoria (il mirabile esercizio del primo Diario minimo).

Emblematica (se è vera: ripeto) la frase dell'assessore leghista alla Sicurezza Claudio Abiendi "per me il Natale non è la festa dell'accoglienza, ma della tradizione cristiana, della nostra identità".
C'è tutto un mondo: il "per me" che richiama l'ombelicale autoreferenzialità di antica derivazione protagorea; la commistione tra "tradizione" e "identità" nella quale il cambio d'aggettivo svela l'intento di appropriazione (insomma, il senso è "il cristianesimo è nostro").
E, appunto, l'esibizione luccicante del possessivo in prima plurale, che evoca contiguità semantiche ("Padroni a casa nostra", ad esempio) in senso esclusivistico.

Alla fine, questo Natale è come quello delle canzoni americane e delle pubblicità televisive: bianco, appunto.
Quello vero, come si sa, è un'altra cosa.

martedì 17 novembre 2009

idee diverse di "pubblico impiego"

Non tanto per i contenuti, quanto per la sincronia con un altro evento , colpisce il discorso di Renzo Tondo, Presidente della Giunta Regionale del Friuli Venezia Giulia, nel corso di uno degli appuntamenti più importanti dell'anno a Pordenone, l'assemblea degli industriali, tradizionale momento per "fare il punto" della situazione nel territorio.
A quel che leggo sul "Messaggero", Tondo afferma tra l'altro (ripetendo un pensiero già espresso nelle settimane scorse) che non intende concedere aumenti ai dipendenti pubblici i quali dovrebbero essere già contenti di avere il "posto fisso". Cito Tondo, come riportato da Stefano Polzot sul Messaggero veneto:
«Al comparto pubblico non intendo concedere alcun aumento perché in questo momento sono privilegiati rispetto ad altre categorie. Hanno la fortuna di avere il posto e lo stipendio sicuri rispetto ad altri lavoratori che, in questo periodo, sono in cassa integrazione».

Insomma: nello stesso giorno in cui un Ministro della Repubblica presenta il portale Internet collegato alla sua riforma della Pubblica Amministrazione, il cui scopo più volte dichiarato è individuare i "fannulloni" e premiare (premiare, ripeto) i "produttivi", una dichiarazione del genere, come dire, stride un pochetto, per lingua (il "postofisso") e per immaginario evocato (un'idea indifferenziata di pubblico impiego). Ma non bisognava innovare?

venerdì 13 novembre 2009

da sicurezza a concurezza

Una persona per strada viene rapinata e picchiata, a quanto pare sotto gli occhi di molti. Lo leggo qui.
Succede in posti dove sembra essere massima la richiesta di sicurezza.

Mi sembra che sarebbe ora di cambiare semantica: non si-curezza, dal latino se-curus, cioè "separato dalle ragioni di preoccupazione".
Questo essere staccato, separato, mi dispiace, ma non mi evoca pace, mi evoca angoscia.

Mi piace meglio "concurezza", che in italiano ancora non c'è: "mi prendo cura di me e degli altri insieme".

martedì 10 novembre 2009

aggiornamento: l'incontro delle Istituzioni sul Consorzio Universitario di Pordenone

Sindaco, Presidente della Provincia, Presidente del Consorzio e Presidente del Polo tecncologico si sono incontrati: questo ne scrive Il Gazzettino, mettendo in rilievo l'intenzione delle Istituzioni di mantenere la presenza universitaria a Pordenone, valorizzando le eccellenze (uso l'espressione riportata a stampa); un po' più problematico il resoconto di Stefano Polzot de Il messaggero veneto, che riporto quasi per intero, non essendone disponibile una versione online:

"Seduti attorno allo stesso tavolo il presidente del Consorzio universitario e della Camera di commercio, Giovanni Pavan, il responsabile del Polo tecnologico di Pordenone, Michelangelo Agrusti, il presidente della Provincia, Alessandro Ciriani, e il sindaco del capoluogo, Sergio Bolzonello.
Pavan ha prospettato la situazione attuale che vede la riorganizzazione dei corsi di ingegneria, frutto dell’accordo tra gli atenei di Udine e Trieste, e gli effetti del trasferimento del Corso in Servizi sociali nel capoluogo giuliano, che vale per il primo anno accademico. Una scelta, peraltro, non particolarmente fortunata se è vero che le immatricolazioni a Trieste sono state inferiori rispetto alle attese.
Altri scossoni, almeno per l’anno accademico attuale e per quello 2010/2011 non ce ne dovrebbero essere, pur in presenza di timori per l’applicazione del decreto Gelmini che spinge ad accorpare i corsi nelle sedi e a superare i doppioni.
Dall’incontro è emersa la volontà di andare a un confronto con i rettori di Udine e Trieste al fine di avere maggiore chiarezza sugli obiettivi futuri e con l’assessore regionale alla Formazione, Alessia Rosolen, relativamente ai contributi che la Regione intende continuare a mettere in campo.
Sta di fatto, però, che è stata archiviata, almeno per il momento, la possibilità che a Pordenone possa essere insediato il corso di laurea specialistica in Economia. La disponibilità da parte del rettore dell’ateneo friulano, Cristiana Compagno, c’era. Il problema è che mancano le risorse. Il nuovo corso, che completerebbe il ciclo di economia, richiederebbe un investimento di 300/400 mila euro e i soci non sono nelle condizioni di poter stanziare ulteriori risorse rispetto alle quote annuali che vengono investite nel polo di via Prasecco. A maggior ragione in un momento, qual è quello attuale, caratterizzato da tagli alle risorse finanziarie che provengono dagli enti sovraordinati che impongono di fare sacrifici e anche consistenti.
L’università a Pordenone, peraltro, ha il vantaggio di autofinanziarsi quasi totalmente e questo è un elemento che pesa nelle scelte che dovranno fare gli atenei di razionalizzazione della loro presenza sul territorio.
Affrontati anche i legami ulteriori che possono essere messi in campo, mentre proseguirà il pressing nei confronti dei Comuni affinché aderiscano al Consorzio. Anche in questo caso, però, il momento non è dei migliori, visto che i municipi, per far quadrare i bilanci, dovranno tagliare le spese."


La sostanza è che corsi nuovi non ce ne saranno; si spera di riuscire, riforma universitaria permettendo, nell'impresa di difendere l'esistente; che si cercano nuovi soci tra i Comuni (cosa assai ardua, in tempi di ristrettezza di bilancio).

Sulla cosa mi son permesso di scrivere alcune mie impressioni in questo blog, le ripeto qui solo in sintesi: forse, sarebbe il caso non tanto (comunque non solo) di vedere cosa salvare, ma di ripensare l'intero sistema della formazione superiore pordenonese, a partire da una serie di domande chiave (che bisogno formativo c'è; quali risorse sul territorio lo possono intercettare; quali prospettive di ricerca si possono percorrere; quali elementi di innovazione si possono sperimentare...).
In ogni caso, negli ultimi tempi, sull'argomento sono intervenuti Augusto Antonucci ed anche, proponendo approcci diversi alla questione, Giuseppe Pedicini ed Enzo Marigliano, nell'ultimo numero della rivista La città.
Seguiremo dunque, a Dio piacendo, l'evoluzione delle cose.

Aggiornamento dell'11/10/2009: oggi "Il Gazzettino" dedica due pagine alla questione, con ampio spazio alle dichiarazioni di Alessia Rosolen, assessore regionale competente (dichiarazioni che suggeriscono molti dubbi sulla qualità e la continuità della presenza dei due atenei regionali nel Consorzio), e quelle di Alessandro Zanetti, il nuovo uomo forte della Fiera di Pordenone, che dichiara la necessità che il Campus pordenonese punti soprattutto ai manager del futuro.
Commento: il crinale si restringe, e a chi vi scrive appare sempre più evidente quanto già scritto, cioè che le Istituzioni politiche, culturali ed imprenditoriali del territorio devono trovare la forza di progettare una totale revisione del sistema di formazione superiore. Che capacità di ricerca c'é; che esigenze formative ci sono; che cosa vuol dire la nostra cominità nei prossimi 10-15 anni; che modi si possono trovare (anche con le nuove tecnologie) per favorire il diritto allo studio...l'agenda è chiara.

domenica 8 novembre 2009

consorzio universitario pordenonese: le Istituzioni si confrontano

Era cosa nota da qualche settimana, ed anche il vostro umile scrivano l'ha segnalato (rilevando le dichiarazioni del Rettore dell'Ateneo giuliano e quelle di Augusto Antonucci), che -come lo si voglia vedere- il futuro del Consorzio Universitario di Pordenone si fosse caricato di qualche nuvola, legata allo stato di salute dell'Università in genere e degli Atenei presenti a Pordenone in particolare.
Ora le massime istituzioni locali si prendono carico della questione, come dimostra la riunione indetta per domani in Comune a Pordenone. Qui Giovanni Pavan, massima carica del Consorzio Universitario, inquadra la situazione dal punto di vista dei margini operativi del territorio, suggerendo (come aveva già fatto commentando l'intervista del Rettore triestino Peroni) che non sempre "accentramento" significa "razionalizzazione".
E' probabile che la questione sia ben più complicata che il far dei conti su cosa riuscire a tenere e cosa dover necessariamente tagliare: per chi scrive, riguarda un ripensamento dell'intero sistema della formazione superiore del territorio, dei suoi fini, delle sue interazioni, ed immagino che le figure istituzionali che si riuniranno domani agiranno anche in questa direzione.

venerdì 6 novembre 2009

inneres Auge di Franco Battiato

Il testo della novità di Franco Battiato -oggi su SkyTG24 passavano una parte del video- l'ho trovato qui

INNERES AUGE
Come un branco di lupi che scende dagli altipiani ululando
o uno sciame di api accanite divoratrici di petali odoranti
precipitano roteando come massi da altissimi monti in rovina
Uno dice che male c'è a organizzare feste private
con delle belle ragazze per allietare Primari e Servitori dello Stato?
Non ci siamo capiti
e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti?
Che cosa possono le Leggi dove regna soltanto il denaro?
La Giustizia non è altro che una pubblica merce...
di cosa vivrebbero ciarlatani e truffatori
se non avessero moneta sonante da gettare come ami fra la gente
La linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito
Con le palpebre chiuse s'intravede un chiarore
che con il tempo e ci vuole pazienza,
si apre allo sguardo interiore: Inneres Auge, Das Innere Auge
La linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito
Ma quando ritorno in me, sulla mia via,
a leggere e studiare,
ascoltando i grandi del passato...
mi basta una sonata di Corelli, perchè mi meravigli del Creato!


Il clima è quello di "Povera patria" del 1991 e di "Delenda Carthago" del 1993, sembrerebbe: musicalmente, torniamo ai temi eoici del tump-tump. Come in passato, nei momenti duri, Battiato allude alla realtà del quotidiano e guarda poi sub specie aeternitatis.

consigli di classe

Consigli di classe, oggi, con la meravigliosa presenza dei genitori e dei ragazzi, questi potenti concentrati d'intelligenza, e aspirazioni, e intelligenza, e contraddizioni.
Prima di entrare in aula, come monito, m'imprimo bene in mente questa poesia di Alda Merini, che s'intitola "Ai giovani" e che si può trovare qui:

Bella ridente e giovane
con il tuo ventre scoperto,
e una medaglia d'oro
sull'ombelico,
mi dici che fai l'amore ogni giorno
e sei felice e io penso che il tuo ventre
è vergine mentre il mio
è un groviglio di vipere
che voi chiamate poesia
ed è soltanto tutto l'amore
che non ho avuto
vedendoti io ho maledetto
la sorte di essere un poeta.


Una cosa, questa, che offre parola ad una sensazione che ho avuto la settimana scorsa, attraversando i cortili della Sapienza a Roma: una quantità straordinaria di energie, d'intelligenze, di passioni -o la si ammira o se ne resta spaventati, ma indifferenti proprio non si può.

giovedì 5 novembre 2009

il lavoro che manca

Ne ha dato ampiamente notizia il TGR del Friuli Venezia Giulia delle 7,30 di oggi: questa mattina, a Pordenone, si è svolta una manifestazione pubblica per raccontare le "storie della crisi" (ha scritto molto bene Sara Rocutto qui).

Le storie della crisi oggi sono tante, le sentiamo attorno a noi e le viviamo e le misuriamo nella nostra esperienza: una, che mi ha dato di che riflettere, l'ho sentita qualche giorno fa, me l'ha raccontata a scuola una ragazza che chiamerò Antonia.

Il papà di Antonia lavora nella zona del mobile. Fino all'anno scorso, lavoro voleva dire: l'orario contrattuale, un'ora di straordinario al giorno, quasi tutti i sabato mattina, parecchie domeniche.
Il compenso mensile, di conseguenza, voleva dire: la busta paga e un "fuori busta" corrispondente a un po' più di metà della paga.
Il compenso mensile così fatto voleva dire il mutuo pagato, le spese pagate, la scuola dei figli, le vacanze, i vestiti. Il tenore di vita, borghese nella sostanza, che ha segnato l'evoluzione del Nordest negli ultimi decenni. Un tenore di vita per il quale quel compenso era la regola, ancorché fatto di una cospicua parte accessoria.

Oggi il papà di Antonia non ha perso il lavoro: ha perso l'ora in più di ogni giorno, i sabati fissi e le domeniche frequenti.
Il suo compenso mensile è la busta paga. E basta.
Ovviamente, questo vuol dire.

Tante cose, e diverse, vuol dire, a me è venuta prima tra le altre in mente questa, semplice: che storie come quella di Antonia, di una normale anormalità, ce ne sono tante; che restano sottotraccia, per ora, ma che ci sono, e che i numeri sul lavoro che c'è o non c'è non dicono tutto.
Purtoppo.

mercoledì 4 novembre 2009

primo incontro con l'antropologia

Proprio di questi tempi, venticinque (ahi!) anni or sono, chi vi scrive cominciava la sua avventura studentesca alla Facoltà di Lettere e Filosofia della gloriosa alma mater patavina Universitas. Il primo giorno di lezione, la prima lezione, nell'angusta auletta dell'Istituto di Greco, mentre leggevo nelle pagine culturali del Corriere un'intervista a Fernanda Pivano su Pavese traduttore, si materializzò il docente di storia della lingua greca, Luigi Bottin, dal quale mi aspettavo qualcosa, non so bene che naturalmente, sulle bellezze della lingua greca. Nel giro di quarantacinque minuti, Bottin mi fece scoprire le meraviglie della Morphologie historique du grec di Pierre Chantraine, che corsi a comperare da Draghi-Randi, ed avviò me ed i presenti (i quali, nel corso delle lezioni, si fecero sempre più numerosi, fino a consigliare un saggio spostamento delle sue lezioni in un'aula più capiente) lungo i sentieri che fanno incontrare antropologia e mondo antico, snocciolando da subito i riferimenti che quell'anno a lungo tornarono: Bronislaw Maliwnoski e, naturalmente, Claude Lévi-Strauss.
Vidi smontate così le mie quattro fragili pregiudiziali classicistiche sui classici, e in cambio li ebbi, nel tempo, più enigmaticamente vicini, in quanto diversi. Questo mi veniva in mente, pensando oggi a Claude Lévi-Strauss, gli sia lieve la terra: segnalo questo bel link con brani di sue interviste.

martedì 3 novembre 2009

non più tutto dappertutto

Come si legge anche qui, l'inevitabile tendenza alla concentrazione e all'accorpamento indotta nelle Università italiane dalle ristrettezze economiche comincia a provocare conseguenze rilevanti: insomma, dall'anno prossimo Udine e Trieste si avviano a unificare le loro Facoltà di Lettere.
Significativo il commento della Preside di Lettere di Trieste,l'italianista Cristina Benussi: «Non più in competizione con Udine, non possiamo più offrire tutto dappertutto, chi ha una passione di studio autentica farà questi 60 chilometri».

La notizia, di sponda, mi riporta alle riflessioni di un post precedente sulle incognite che riguardano il futuro della presenza universitaria a Pordenone.