mercoledì 18 novembre 2009

bianco Natale

Questa cosa qui, che ancora fatico a pensare che sia vera, se lo è, è tristissima: perfettamente postmoderna, cioè decontestuale e autorefenziale (sia pure di un'autoreferenza situazionista, svincolata dal principio di non contraddizione), suggerisce un Make yourself your Catholic Religion di echiana memoria (il mirabile esercizio del primo Diario minimo).

Emblematica (se è vera: ripeto) la frase dell'assessore leghista alla Sicurezza Claudio Abiendi "per me il Natale non è la festa dell'accoglienza, ma della tradizione cristiana, della nostra identità".
C'è tutto un mondo: il "per me" che richiama l'ombelicale autoreferenzialità di antica derivazione protagorea; la commistione tra "tradizione" e "identità" nella quale il cambio d'aggettivo svela l'intento di appropriazione (insomma, il senso è "il cristianesimo è nostro").
E, appunto, l'esibizione luccicante del possessivo in prima plurale, che evoca contiguità semantiche ("Padroni a casa nostra", ad esempio) in senso esclusivistico.

Alla fine, questo Natale è come quello delle canzoni americane e delle pubblicità televisive: bianco, appunto.
Quello vero, come si sa, è un'altra cosa.

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