lunedì 19 aprile 2010

sentore di tempi di mia gioventù

Non c'entra assolutamente nulla con gli argomenti del mio blog, ma mi piace riportare l'articolo del "Messaggero Veneto" /edizione di Pordenone sulla promozione in A1 del Pordenone 2004 di hockey a rotelle. Ho passato tonnellate di ore su quella pista, gironzolando in lungo e in largo tra i cerchi degli esercizi obbligatori, e seduto sul lato lungo a prendere freddo o caldo, nella mia antica carriera di Giudice di pattinaggio artistico; non soddisfatto, ho passato tanti sabati a seguire le partite dei sodalizi pordenonesi di hockey a rotelle. Mi fa piacere una notizia che fa sbucare tempi della mia gioventù.


PORDENONE. Continuano i festeggiamenti in casa del Pordenone 2004, che sabato sera è riuscito a centrare la promozione in serie A1. Un traguardo da considerarsi, a suo modo, storico, dato che sono passati oltre 20 anni dalla stagione 1988-89, l’ultima che ha visto una formazione hockeistica della città di Pordenone militare nella massima serie.
La promozione dei ragazzi di Lucio Marrone è arrivata al termine di un campionato sofferto, che i bluarancio sono però riusciti a concludere in quarta posizione. Nei play-off, a causa del ritiro del Follonica, la squadra è passata direttamente alla fase finale, in cui ha incontrato il temibile Montebello, la formazione che si è piazzata al 1° posto alla fine della regular season. I pordenonesi hanno sconfitto i veneti sia in casa (9-6), sia sulla difficile pista di Montebello, al termine di un match emozionante, conclusosi 7-6 ai rigori, dopo il 4-4 dei 50 minuti regolamentari.
La presidentessa del Pordenone 2004, Manola Carbi, ha così commentato la promozione dei suoi: «Voglio ringraziare tutti i miei ragazzi, uno a uno, e soprattutto Lucio Marrone, che li ha allenati ed è stato uno degli artefici principali della nostra promozione. Sei anni fa, quando la società è nata, abbiamo promesso che avremmo riportato a Pordenone il grande hockey. Il 17 aprile 2010 abbiamo realizzato questo grande sogno».
Il risultato della formazione bluarancio è ancora più clamoroso, se si pensa che è arrivato dopo un solo anno di militanza in A2. I vertici del Pordenone 2004, infatti, hanno sempre dichiarato che l’obiettivo di questa stagione era la salvezza, mentre la conquista della A1 era un traguardo che la società si proponeva di raggiungere in 5 anni.
Entusiasti i giocatori: «Abbiamo creduto fin dall’inizio in questa squadra, ma non ci aspettavamo di ottenere questi risultati. È stato un anno davvero fantastico» ha commentato Enrico Sperotto, tra i protagonisti di questa stagione. «Sono in squadra da due anni – ha dichiarato il giovane Davide Zucchiatti – e ho già avuto la fortuna di vivere due promozioni!». Sabato 1 maggio si giocherà l’ultimo atto di questa lunga stagione hockeistica di serie A2: il Pordenone 2004 affronterà il Prato, l’altra squadra che salirà in A1, nella sfida che servirà a decretare la vincitrice assoluta del campionato 2009-10. Miroslava Pasquali

mercoledì 14 aprile 2010

Pordenone che legge, Pordenone che pensa (spiegando Caproni in classe)

Pordenone che legge in libreria
(da Mauro Danelli soprattutto, via)
Pordenone che pensa al suo passato
(la corsa del sediol, il sindaco gokartato)
Pordenone che legge i quotidiani
(furti, litigi, peccati paesani)
Pordenone che pensa al suo futuro
(dopo Bolzonello, un sindaco celoduro?)
Pordenone che che legge niente male
(l'opera infaticabile di quel di Visinale)
Pordenone che pensa all'istruzione
(Polo Tecnologico, Università, Formazione)
Pordenone che legge e che fa acquisti
(flessione di vendite dei grandi stilisti)
Pordenone che pensa l'area vasta
(con l'ospedale in Comina la Pontebbana non basta)
Pordenone che legge e fa la spesa
(gestire la cultura è anche impresa)
Pordenone che pensa diligente
(il sogno, una classe dirigente)
Pordenone che legge lungo i viali
(zigzagando tra i centri commerciali)
Pordenone che pensa al tempo bello
(intasando la rotonda di Cimpello)
Pordenone che legge e si consola
(il Ramarro arranca in D, non vola)
Pordenone che pensa a un'opinione
(confronti tra politici, la sera, in televisione)
Pordenone che legge ogni mese
(la rivista di Luciano Padovese)
Pordenone che pensa anche ai suoi guai
(si spera nell'arrivo del Wi Fi)
Pordenone che legge con prudenza
(ogni tanto, un esame di coscienza)
Pordenone che pensa all'autostrada
(troppo tardi, vada come vada)
Pordenone che legge i suoi bilanci
(patto di stabilità ferreo, attenti slanci)
Pordenone che pensa anche all'estate
(ferie ridotte, vacanze rimandate)
Pordenone che legge Santarossa
(evviva Villanova alla riscossa)
Pordenone che pensa al multiverso
(l'ultimo di Avoledo non va perso)
Pordenone che legge i suoi confini
(glocalità, mercati, identità e affini)
Pordenone che pensa e non s'incanta
(Alberto Garlini tra anni Settanta e 0ttanta)
Pordenone che legge tutt'un fiato
(al recupero del tempo passato)
Pordenone che pensa alle generazioni
(giovani, vecchi, nuovi, antichi, commistioni)
Pordenone che legge, scrive e pensa:
tra le cose migliori dell'esistensa.

lunedì 12 aprile 2010

Federico Tavan torna ad Andreis

Questo articolo, dal Gazzettino (edizione di Pordenone) di ieri, domenica 11 aprile 2010, racconta il ritorno, finalmente, ad Andreis di Federico Tavan. Sia lode alla legge Bacchelli.

Tavan, il ritorno a casa
Il Poeta è tornato a casa. Ad Andreis. Ci sono voluti quattro anni, ma alla fine Federico Tavan ce l’ha fatta, può ricominciare a guardare «la vita c’a cjamina» dal suo "dalz", la casa con il ballatoio in legno che ora divide con Mariana, la badante romena che lo aiuta ad affrontare le necessità quotidiane. È stato un percorso lungo e difficile. I centri di salute mentale di Sacile, Maniago e Montereale le sue tappe, con al fianco la sua "psichiatressa" Laura Litorali. E poi i laboratori di attività espressive che con Eliana Picca hanno dato vita alla straordinaria esperienza di "Trapolant". Il riavvicinamento con gli andreani, quelli che l’hanno amato e quelli che l’hanno rifiutato, è cominciato a piccoli passi. Arrivava due volte a settimana, andava in cimitero a trovare i suoi morti e poi alla locanda "Vecje for" a fumarsi la sigaretta. Prove di "reinserimento" durate tre mesi, conquistate grazie dal vitalizio ottenuto con Legge Bacchelli, quella che sostiene le persone che si sono distinte nel mondo della cultura, ma che si trovano in condizioni di indigenza. Quindici giorni fa, rieccolo a casa, definitivamente, fuori dalla dimensione protetta in cui ha vissuto gli ultimi anni, con «quelli - come dice lui - così così».
L’effetto sugli andreani? «Chi non lo capiva prima, non lo può capire adesso» dice Franco Fasan, il titolare della locanda dove il poeta è di casa e a tutte le ore si rifugia nel calore di una famiglia. C’è la sua tazza personale, quella del Milan. C’è la fetta di torta al mattino. C’è la sigaretta bruciata con pochi tiri sul ballatoio, guardando la sua vecchia casa. La sua quotidianità è fatta di passeggiate fino al cimitero, un sorso d’acqua alla fontana. «Bundì Chico...». Lui ricambia con un bacio sulla guancia a chi non vede da tempo. Sono le undici del mattino e nella piazzetta di Andreis c’è via vai di gente. «Bundì Chico, bentornato in famiglia», lo saluta calorosamente l’ex sindaco Donatella Bucco. Gli parla con orgoglio della proiezione di "Segni particolari nessuno", il documentario che rappresenta una sorta di diario personale del poeta di Andreis. Lui sorride compiaciuto, poi abbraccia l’amico Andrea Comina, che gli è stato vicino nei momenti più bui, dividendo con lui anche la casa. Guarda divertito il suo amministatore di sostegno, l’avvocato Paolo Luisa Vissat, che gli porge il giornale: «Ti ho portato "il manifesto", così leggi». Lui cerca subito le vignette di Vauro. «Vauro mi piace».
Non ha voglia di "parole" Federico Tavan. «No, non scrivo - dice - Disegno». Disegna e legge Pasolini. Ma se gli infili in mano uno dei suoi libri di poesie, un lampo illumina i suoi occhi e con voce chiara comincia il suo canto. Paolo Luisa Vissat lo stimola con parole rubate a uno dei suoi versi, lui s’improvvisa al tavolo del "Vecje for", perchè «alcune - precisa - non tutte, le so a memoria».
Sa di non essere solo. Cita gli amici che in questi anni lo hanno sostenuto e hanno continuato a fargli visita: Aldo Colonnello, Rosanna Paroni Bertoja, Paolo Medeossi, Federico Rossi. Guai a parlargli di Corona. «Non ci parlo. Scrivilo». Il disagio patito per un dispetto subito durante uno spettacolo ai Colonos ha lasciato il segno.
Ma ora è di nuovo ad Andreis. Guarda il monte Raut e pensa che vorrebbe essere a Bologna, a mangiare la mortadella. O magari a Parigi. Sì, perchè se Federico Tavan ha un desiderio, quel desiderio è un piccolo viaggio. Ed è a Parigi che gli piacerebbe tornare.

venerdì 9 aprile 2010

viale della libertà, Pordenone

L. percorre la mattina il viale prendendolo da metà, dall'incrocio con via Mameli, e fermandosi spesso nel bar che sta in fondo al viale, a bere un caffè. Poi si muove, la incroci a varie ore ed in vari punti più o meno attorno al viale, con il suo sguardo sghembo e l'andatura storta di ex bella ragazza rovinata da troppi viaggi di coca e di eroina tra fine anni Ottanta ed inizio decennio di poi.

S. lo vedi sul viale di solito al pomeriggio, lo percorre frenetico e ritmato, col suo passo sincopato e febbrile, in linea retta, senza guardarsi o a destra o a sinistra, ma neanche dritto. La sua testa se n'è andata da qualche parte, oltre il viale, in fondo al viale, chissà, da qualche anno.

F. percorre il viale in bicicletta, con un rapporto incredibilmente corto che lo costringe a mulinare frenetico le gambe per produrne un movimento di risulta. Si veste con tute di felpa o calzoncini corti senza rispetto per le stagioni; sempre, in ogni caso, indossa calzini di spugna infilati in zoccoli o, se è caldo, infradito. Diversi di qui ne apprezzavano la semplice sobrietà, anni fa. Ora è sempre solo.

Viale della libertà, Pordenone.

ben vestiti, curati, modi gentili

L'articolo che vi riporto, dal Gazzettino, edizione di Pordenone, di ieri, 8 aprile, mi ha messo addosso un bel po' di tristezza.

Ben vestiti, curati, modi gentili. Insomma, ragazzi di buona famiglia che curiosavano tra i jeans e le t-shirt alla moda senza destare sospetti. Invece, no. Il giro in centro a Pordenone era finalizzato al furto di pantaloni e magliette di marca. Sono riusciti a rubare in quattro negozi, finchè Barbara Balsamini, che lavora a "Les Amis" di via Bertossi 10, non li ha bloccati. Uno 17 anni, C.L. di Sacile, l’altro sedici, S.D. di Gaiarine, figli di imprenditori, ieri sono stati arrestati per concorso in rapina impropria e furto aggravato continuato. Mani ammanettate dietro la schiena, verso mezzogiorno sono sfilati da via Bertossi fino in piazza Cavour, dove la pattuglia della Volante aveva ostruito il passaggio con l’auto per bloccare un eventuale tentativo di fuga.
I due studenti erano arrivati a Pordenone in treno. Per entrambi ieri era l’ultimo giorno di vacanza. Il raid è cominciato in viale Martelli, da "Boranga", dove hanno rubato due paia di jeans. Confusi tra le bancarelle del mercato, si sono poi fermati da Coin, in corso Vittorio Emanuele. Poi la corsa fino in via Cavallotti, dove all’esterno della pasticceria Reale avevano trovato un posto sicuro dove nascondere la refurtiva.
Alle 11.30 la sosta in piazza Cavour. Sono entrati nel negozio "Les Amis jeans". Hanno chiesto dove si trovava il reparto maschile. «Al primo piano», ha indicato la commessa Cristina Forabosco. Nel frattempo ha chiesto telefonicamente aiuto a una collega di via Bertossi per non lasciare incustodito il piano terra. «Avrò perso 30 secondi - racconta - quando sono salita, loro stavano già scendendo e molto gentilmente mi hanno ringraziato e salutato».
Nella borsa a tracolla erano riusciti a infilare cinque magliette con stampe colorate, del costo di circa 45 euro, a cui avevano strappato la placca antitaccheggio. Pochi istanti dopo sono entrati in via Bertossi, nell’altro negozio "Les Amis" di Martina Piccinin. Le commesse stavano servendo due clienti - mamma e figlia ventenne - e i due ragazzi hanno cominciato a guardarsi attorno. «Che belle cose avete - hanno detto salutando le commesse - torneremo con le nostre fidanzate...». Ma uscendo il dispositivo antitaccheggio, della cui presenza non si erano accorti, ha cominciato a suonare.
«Fermi», ha intimato Barbara Balsamini. Ma i due sono fuggiti. Uno si è diretto a destra, una corsa di pochi metri e ha trovato la strada sbarrata da un cantiere stradale. Costretto a fare dietrofront, sulla porta del negozio ha trovato la commessa ad affrontarlo. Barbara Balsamini lo ha placcato e lui, per liberarsi, l’ha spintonata scaraventandola a terra.
È fuggito verso via Cavour, con una delle clienti de "Les Amis" - la ragazza ventenne - che lo rincorreva gridando «al ladro, al ladro». A bloccare il ragazzo e a riportarlo nel negozio di via Bertossi è stato un ausiliario del traffico della Gsm. «Chiama il tuo complice o rischi di finire nei guai da solo e di pagare anche per lui», gli è stato consigliato. Messo alle strette, lo studente ha telefonato all’amico, che lo ha subito raggiunto. Nella borsa a tracolla avevano nascosto due paia di pantaloni di Roy Roger’s da 139 euro.
«Non ditelo a mio padre», ha detto in lacrime il ragazzo che è stato bloccato dall’ausiliario del traffico prima di essere portato via in manette sotto gli occhi dei passanti.
Cristina Antonutti