martedì 29 giugno 2010

buon onomastico

Mi piacerebbe riuscire prima o poi a raccontarla, la storia di Pietro.
Magari anche non proprio scriverla, ma raccontarla; raccontarla, magari, ad un numero non precisabile di nipoti seduti vicino a me, come faceva, con me, Marco, Lara, Cristina, Chicco, Federica, lui, dei suoi ricordi.
Magari per un aggancio di memoria pescato alla televisione, un pomeriggio rovente di luglio, nel salotto della casa di via del Carso, durante una tappa di pianura del Tour nel racconto imbarazzato da studio del telecronista di TeleMontecarlo: quando, in attesa delle tappe di montagna e di Bernard Hinault, Pietro ricordava le sue scorribande ciclistiche di gioventù, le notti a dormire nei fienili col permesso dei contadini, i soldi che finivano ed i carabinieri delle stazioni dei paesini che li prestavano, intanto che le sue sorelle mandavano un vaglia.
E la guerra d'Abissinia con le pistole pronte per i leoni, cosa che poi ho letto pure in Meneghello.
E i campi di lavoro in Germania.
E la ditta Fiaccadori dopo la guerra, il lavoro da lattoniere ed i trasporti domenicali in corriera.
E le Mercede(s), le uniche auto di cui fidarsi davvero.
E le saldature del rame sul forno della nonna, davanti alla pentola di caffè d'orzo.
E quelle parole sulla nonna, quel giorno di maggio di caldo assurdo.

E' un po' il catalogo di ciò che sono, e ci vuole tanta chiarezza e tanta faccia tosta per farne un racconto.

Intanto, buon onomastico, Piareto.

martedì 15 giugno 2010

l'Università di quest'autunno

Se date un'occhiata all'offerta formativa 2010-2011 delle Università di riferimento del Nordest, insomma quelle di Udine e Bologna e Padova (le altre, come Venezia e Trieste arriveranno a giorni), il messaggio è chiaro: anche per chi sta meglio (come Padova), sono previsti riduzione di corsi, accorpamenti, corsi salvati solo se interfacoltà (tra Udine e Trieste, ad esempio, ce n'è più di un caso). Sulla situazione del corpo accademico e sulle prospettive di una sua evoluzione, di un possibile inserimento delle nuove generazioni di docenti, stendo un pietoso velo.

Insomma: per venire alla declinazione locale e portusnaoniana, è abbastanza ragionevole pensare che Pordenone possa mantenere l'offerta che ha (ammesso e non concesso che lo voglia fare, che ritenga ne valga la pena), o l'offerta che vorrà cercare di avere, solo in capo ad investimenti ancora maggiori di quelli di oggi (perchè, fondamentalmente, è il territorio, alias amministrazioni pubbliche, associazioni di categoria e fondazioni bancarie, a pagare): se basteranno. Se le Università che la faranno a programmare qualcosa che non sia la semplice sopravvivenza.

Tutto questo, mentre, grazie a molto buon lavoro, la struttura di via Prasecco si è ingrandita, si è fatta molto funzionale, ha una buona mensa ed una moderna casa dello studente, e mentre il completamento di Palazzo Badini è alle porte...

C'è abbastanza per farsi qualche domanda sull'evoluzione del significato, della presenza e dell'offerta formativa del Consorzio Universitario a Pordenone.
Come in questo blog si è qualche volta detto, io ritengo che il modello della piccola Università periferica, con i corsi mutuati e, sostanzialmente, noleggiati dai grossi centri, o fortemente precarizzati nel corpo accademico (insomma: il modello che si è affermato in tutt'Italia negli ultimi 15 anni) vada totalmente rivisto; tra gli altri motivi per farlo, più o meno legati a quanto detto all'inizio, va anche considerata proprio la vocazione territoriale (ma non provincialistica) del Consorzio, insomma l'orientamento alla promozione di una reale qualità.
Aggiungo anche che i numeri non faraonici della struttura (gli studenti equivalgono, più o meno, a quelli di uno dei due licei della città) possano -insieme alla messa in campo di oculatezza strategica da parte dei Soci e di chi è preposto alla gestione del Consorzio- essere una risorsa, nell'ottica della governance dell'autonomia del territorio, che, mi pare di capire, sarà sempre più sollecitata dal disimpegno economico degli organi di governo centrale, e che richiederà dunque uno sforzo nuovo di energie e sinergie.
Infine, mi sembra, in questa prospettiva, che il senso del Consorzio andrebbe utilmente visto anche dentro tutta la filiera, formale ed informale, della formazione a Pordenone (insomma: in rapporto alla buona qualità delle scuole, alla presenza imprenditoriale e manifatturiera) -di qui si potrebbe partire (per dire: sostenendo i talenti, favorendo la crescita della formazione, specializzando, valorizzando le relazioni tra alcuni corsi esistenti e il territorio, proponendosi come polo di orientamento, riferimento e tutoraggio in relazione con Università non solo italiane, dando un bordo di crescita al patrimonio culturale rappresentato da Cinemazero e Pordenonelegge...).

A mio avviso, questi temi fanno parte di un serio agenda setting non voglio dire, banalmente, di chi intenda amministrare Pordenone nei prossimi anni (insomma: un tema buono per la futura campagna elettorale), ma, più in generale e seriamente, di chi si voglia proporre come parte dirigente del nostro territorio (insomma: qualcosa come uno dei punti per un "patto" trasversale per il futuro dell comunità).

P.S. Aggiornamento del 20 giugno: qui il Rettore udinese illustra le cifre che disegnano il nebuloso futuro.

venerdì 11 giugno 2010

ultimo giorno di un anno di scuola

I tentativi di convertire le classi in luoghi di festa,
le mezze bottiglie di Coca Cola vuote,
le crostate fatte dalle mamme, fatte dalle figlie, che però non lo vogliono ammettere,
i registri dei professori con gli angoli delle copertine spiegazzati,
il registro di classe con le firme frettolose e gli argomenti genericissimi,
le pagine di settembre dei registri linde e promettenti e calligrafiche,
i maturandi che inseguono il futuro con le pistole ad acqua,
il sapore metallico della commozione di chi va in pensione,
la sospesa apprensione di chi non sa se e come lavorerà quest'anno che viene,
le vacanze in mare montagna collina estero,
i quattro conti tra mutui e debiti che azzerano le vacanze,
le letture che ci si augura di fare,
le letture che non si faranno,
le letture che ci sorprenderanno,
le mezze parole dette,
le parole dette che non andavano dette,
le parole non dette che non saranno mai dette,
quelli che si sono messi insieme,
quelli che si sono lasciati,
quelli che son rimasti sposati,
quelli un po' fidanzati un po' sfidanzati,
i libri rimasti nell'armadio,
i fogli delle giustificazioni nei cassetti,
le fotocopie di un mese fa sulla cattedra,
i libretti personali macilenti,
i quiz per la patente dei neomaggiorenni,
i test di ammissione all'Università,
il tema della maturità,
l'ultima idea per la tesina,
l'ultimissima idea per la tesina,
l'ora che ti è piaciuta,
l'ora che non avresti voluto,
il giorno che ti ha sorpreso,
il giorno che hai annoiato,
l'orario degli scrutini in sala insegnanti,
i panini dell'Ariston in pausa pranzo,
i libri dentro il cassetto,
l'ultima firma su una circolare,
il caffè della macchinetta,
il the della macchinetta del caffè,
la piastrella opaca che hai tormentato attendendo d'entrare in classe,
l'elenco degli autori che hai spiegato,
i chiarimenti sull'ultimo compito,
le foto della gita di classe,
il fascicolo col progetto interdisciplinare,
l'elenco dei libri di testo,
la penna cicciotta con cui scrivi,
l'angolo dove metti sempre la cartella,
i consigli di lettura per le vacanze,
i compiti di latino per le vacanze,
i debiti,
le segnalazioni di lacune,
i voti in condotta,
i cinque che diventano sei,
il giudizio d'ammissione,
i crediti formativi,
le pizzette del brindisi di saluto in biblioteca,
il Preside che va in pensione,
il Preside che anche ieri ti ha insegnato qualcosa,
il Preside che ti ha insegnato qualcosa su te, sugli altri,
i colleghi che sono anche amici,
i colleghi che spesso ti dimentichi che sono amici,
quelli che ti hanno ascoltato quando nessuno,
quelli che hai ascoltato quando nessuno,
quelli con cui hai diviso pizze, birre, albe, tramonti,
le poesie che avresti voluto recitare in collegio docenti,
i calcoli per la pensione,
la previdenza integrativa,
la cessione del quinto,
gli angoli dove hai avuto freddo,
l'odore acre di toner della stamperia,
le tende blu dell'aula informatica,
la cura degli accostamenti cromatici della Segretaria,
la borsa organizzata della bravissima collega riccioluta,
la collega cui gli allievi aprono la porta inchinandosi,
il collega sempre in impermeabile,
il collega sempre in anticipo,
la collega sempre in ritardo,
le lamentele per i parcheggi,
gli orari delle corriere

tutto

dentro quel sacco nero, ribollente di vita di risulta,
dopo il lavoro delle bidelle
nell'atrio, a fine mattinata


tutto

ti tornerà, come vertigine,
in qualche angolo di profonda estate:

ultimo giorno di un anno di scuola.

sabato 5 giugno 2010

biblioteche, parole e Pierluigi Cappello


Giornata di sole, forse la prima di vero vero caldo qui a Pordenone. Alle 16 al gazebo di piazza XX settembre ho attivato la mia scratch card per Wireless Naonis e alle 16.10 ho cominciato a navigare (1 Mega di Upload e 1 di Download), ed intanto un mucchio di gente entrava, visitava, abitava la Biblioteca civica. Una bella giornata civica, che sarebbe piaciuta a Teresina Degan, che è stata Preside dell'ITG Geometri quando negli Anni Settanta/Ottanta l'istituto era ospitato all'ex convento. Se n'è andata, l'epigrafe all'ingresso della Biblioteca ricordava che dietro le cose gioiose ci sono quelle che non lo sono, e che c'è anche il dovere vitale della memoria di chi ha scritto pezzi di storia.

Tra le sale della Biblioteca, le voci degli attori che recitano per grumi di pubblico allacciato a parole, immagini, evocazioni, suoni. Paole di letteratura che rimbalzano sui libri, libri che riverberano sulle parole, com'è giusto che sia. Nel bel movimento della giornata, nella marea di visitatori che, accogliente, avvolge nella sua confusione pulsante anche politici di vario colore e autorità, le parole di poesie e romanzi si stagliano, nel loro potere di afferrare e definire, nel tempo ma anche oltre il tempo.
E questo mi riporta a ieri sera, alla presentazione di Mandate a dire all'imperatore di Pierluigi Cappello ai Colonos di Villacaccia di Lestizza
. Le parole delle poesie di Pierluigi mi puliscono dentro, diceva Stas Gawronski che con Eraldo Affinati conduceva la serata, e allora alla festante massa pordenonese che si è appropriata della sua biblioteca ho augurato questa pulizia vivificante, e qui la associo a dei versi di Pierluigi, da Poiein:

"Rimetta a noi i nostri cieli la parola aggiustata,
un segnale nutrito dal lampo nel poco di nessun conto
nel conto dei giorni vissuti senza cura
e abbracci, ma senza abbagliare"
.

mercoledì 2 giugno 2010

divari tecnologici, copiature e compiti

Insomma, in uno dei Licei classici più classici d'Italia viene scoperto un traffico di traduzioni scaricate da Internet: corollario, sospensioni, con tanto di pronunciamenti sull'iniquità di questa o quella misura, e una gradazione abbastanza prevedibile di commenti (eccodovèarrivatalascuola, infondotutticopiano, et similia). Senza nemmeno voler entrare nel discorso sul furbezzaio spicciolo (altri luoghi comuni: ifurbihannosemprelameglio, matantocosìfantutti), qui vorrei guardare la cosa semplicemente come manifestazione del rapporto tra tecnologie dell'informazione e scuola e noto che:

1) se le cose stanno come i quotidiani le riportano, il sistema truffaiolo è basato su principi antieconomici e su qualche scantonatura.
Dunque: i ragazzi aspettavano il testo del compito, uscivano di classe (e qui c'è già un po' da riflettere), davano i riferimenti ai fornitori e con questi, dopo un po', avevano un nuovo abboccamento per ricevere le traduzioni (e quindi qualcuno ancora doveva uscire dalla classe).
Ora: chiunque -quindi, anche un gran numero di docenti- abbia un I-phone, uno Smartphone, o anche semplicemente un cellulare che navighi non lumachescamente, sa che digitando le parole iniziali di un testo da tradurre, greco o latino che sia, si arriva rapidamente alla traduzione stessa.
E' pure noto che l'occultamento di apparecchi telefonici è capitolo fantasioso dell'eterna caccia al tesoro tra docenti e studenti copioni (qualcuno ricorda, l'anno scorso, il sito con i trucchi per copiare rivolto agli studenti maturandi? guardate qui il promo per l'Esame che deve arrivare a giorni, con tanto d'uso d'una non felicissima uscita di Lucacordero in proposito).
Bene: stando così le cose, il traffico patavino sembra basato su una diffusione ancora scarsa o di conoscenza tecnologica o di apparecchi telefonici, perché la vera realtà è che, appunto, chiunque può arrivare da un testo greco e latino alla sua traduzione, con un telefonino adeguatamente occultato. Che questo non avvenga tanto frequentemente è, casomai, la vera notizia, buona peraltro: che testimonia della buona fede di tanti studenti in tante aule di tante scuole d'Italia.

2) Però: con questa cosa qui i conti bisogna farli. Se non tocca i compiti in classe, se buona parte degli studenti all'Esame di Stato se la cava con le proprie conoscenze, la pratica dello scarico della traduzione inficia tutte le assegnazioni di versioni per casa e brani da tradurre che articola le settimane di lavoro di docenti latino e greco nei Licei d'Italia.
Bisogna, semplicemente, si fa per dire, come già in tanti Licei d'Italia tanti fanno, cambiare didattica, cambiare esercizi e tipi d'esercizi tenendo conto di quello (molto) che con le nuove tecnologie si può fare per imparare. Basta guardare qui, per dire.