sabato 5 giugno 2010

biblioteche, parole e Pierluigi Cappello


Giornata di sole, forse la prima di vero vero caldo qui a Pordenone. Alle 16 al gazebo di piazza XX settembre ho attivato la mia scratch card per Wireless Naonis e alle 16.10 ho cominciato a navigare (1 Mega di Upload e 1 di Download), ed intanto un mucchio di gente entrava, visitava, abitava la Biblioteca civica. Una bella giornata civica, che sarebbe piaciuta a Teresina Degan, che è stata Preside dell'ITG Geometri quando negli Anni Settanta/Ottanta l'istituto era ospitato all'ex convento. Se n'è andata, l'epigrafe all'ingresso della Biblioteca ricordava che dietro le cose gioiose ci sono quelle che non lo sono, e che c'è anche il dovere vitale della memoria di chi ha scritto pezzi di storia.

Tra le sale della Biblioteca, le voci degli attori che recitano per grumi di pubblico allacciato a parole, immagini, evocazioni, suoni. Paole di letteratura che rimbalzano sui libri, libri che riverberano sulle parole, com'è giusto che sia. Nel bel movimento della giornata, nella marea di visitatori che, accogliente, avvolge nella sua confusione pulsante anche politici di vario colore e autorità, le parole di poesie e romanzi si stagliano, nel loro potere di afferrare e definire, nel tempo ma anche oltre il tempo.
E questo mi riporta a ieri sera, alla presentazione di Mandate a dire all'imperatore di Pierluigi Cappello ai Colonos di Villacaccia di Lestizza
. Le parole delle poesie di Pierluigi mi puliscono dentro, diceva Stas Gawronski che con Eraldo Affinati conduceva la serata, e allora alla festante massa pordenonese che si è appropriata della sua biblioteca ho augurato questa pulizia vivificante, e qui la associo a dei versi di Pierluigi, da Poiein:

"Rimetta a noi i nostri cieli la parola aggiustata,
un segnale nutrito dal lampo nel poco di nessun conto
nel conto dei giorni vissuti senza cura
e abbracci, ma senza abbagliare"
.

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