Mi piacerebbe riuscire prima o poi a raccontarla, la storia di Pietro.
Magari anche non proprio scriverla, ma raccontarla; raccontarla, magari, ad un numero non precisabile di nipoti seduti vicino a me, come faceva, con me, Marco, Lara, Cristina, Chicco, Federica, lui, dei suoi ricordi.
Magari per un aggancio di memoria pescato alla televisione, un pomeriggio rovente di luglio, nel salotto della casa di via del Carso, durante una tappa di pianura del Tour nel racconto imbarazzato da studio del telecronista di TeleMontecarlo: quando, in attesa delle tappe di montagna e di Bernard Hinault, Pietro ricordava le sue scorribande ciclistiche di gioventù, le notti a dormire nei fienili col permesso dei contadini, i soldi che finivano ed i carabinieri delle stazioni dei paesini che li prestavano, intanto che le sue sorelle mandavano un vaglia.
E la guerra d'Abissinia con le pistole pronte per i leoni, cosa che poi ho letto pure in Meneghello.
E i campi di lavoro in Germania.
E la ditta Fiaccadori dopo la guerra, il lavoro da lattoniere ed i trasporti domenicali in corriera.
E le Mercede(s), le uniche auto di cui fidarsi davvero.
E le saldature del rame sul forno della nonna, davanti alla pentola di caffè d'orzo.
E quelle parole sulla nonna, quel giorno di maggio di caldo assurdo.
E' un po' il catalogo di ciò che sono, e ci vuole tanta chiarezza e tanta faccia tosta per farne un racconto.
Intanto, buon onomastico, Piareto.
martedì 29 giugno 2010
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1 commento:
Purtroppo tanti ricordi e racconti me li sono persi... penso che se realizzassi il tuo progetto renderesti un grande favore ai nipoti più piccoli del buon Piero!
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