sabato 3 ottobre 2009

non proprio malascuola

Ho riflettuto in questi giorni su Malascuola.

A parte la ruvidezza del titolo (lo so lo so, è fatto per acchiappare lettori, oggi tocca far così: però, che peccato) e gli ammiccamenti del sottotitolo (come sopra), Cremaschi ha un merito indubbio: propone a lettori non solo di scuola una visione integrale delle questioni della scuola italiana, concentrandosi, certo, sulla primaria e la secondaria ed assumendo come dato di partenza quello che di solito è l'argomento che cassa ogni discussione sui miglioramenti possibili nel sistema scolastico, e cioè la mancanza di fondi.
Cremaschi ritiene, ed intende dimostrare capitolo per capitolo, che con alcuni criteri di razionalizzazione sia possibile non solo fare dei risparmi generici, ma affrontare le sei questioni essenziali (sulle quali la convergenza nel mondo scolastico è forte, a prescindere dagli orientamenti politici):
-edilizia scolastica all'altezza,
-modifica del rapporto di lavoro dei docenti,
-riforma degli ordinamenti,
-lotta alla dispersione scolastica,
-sostegno al merito e al talento,
-finanziamento alla ricerca.

Che scuola vien fuori, dunque, dalla proposta di Cremaschi? I punti salienti:
- una scuola con meno ore in classe la settimana alla mattina, col sabato libero però e articolata su più settimane; una scuola con la possibilità di suddividere, specie nella secondaria, gli argomenti in moduli semestrali;
- una scuola che conserva l'ossatura della primaria attuale e che modifica le superiori col modello 2+2+1 (biennio comune, biennio d'orientamento, anno d'elezione orientato alla scelta universitaria: ossatura articolata e flessibile dunque), facendo iniziare il percorso a 5 anni per giungere a 18 con un esame naturalmente nuovo e modellato sul Baccalaureato francese;
- una scuola che pianifica le nuove assunzioni riducendo il numero dei docenti: la chiave è non rimpiazzare tutti quelli che, in questi anni, andranno in pensione -però, allo stesso tempo, riuscire ogni anno a selezionare e motivare all'insegnamento migliaia di giovani talenti;
- una scuola che prevede un diverso statuto del docente, con più ore da passare a scuola, una articolazione di carriera e di retribuzione fatta di ruoli funzionali e di valorizzazione del merito;
- una scuola con alcune indicazioni fondamentali formulate a livello nazionale e poi con margini organizzativi nei singoli istituti.

Punti critici e non condivisibili, com'è giusto, non mancano, ma mi pare che Cremaschi abbia messo in conto anche questi, dando in fondo al suo lavoro più il carattere di agenda setting che di proposta rigidamente normativa: ad esempio, mi pare che l'autore ritenga più facilmente liquidabili di quanto non siano la questione del precariato e quella del ruolo del "personale non docente", mentre forse la strada concreta per affrontare le questioni della scuola sia anche in una dettagliata road map di gestione di questi aspetti. Anche sull'autonomia scolastica e sul rapporto tra scuole e territorio si rimane desiderosi di qualcosa di più, ma questo è forse anche per l'impressione che Cremaschi pure su questo potrebbe dire, appunto...in ogni caso, al libro è associato un blog che sembra proprio voler stimolare le riflessioni e gli interventi.

In ogni caso, la mappa della situazione è precisa, le proposte avanzate sono chiare ed hanno tutte alle spalle storia e discussioni, non vengono certo dal nulla: l'aspetto cruciale è, come l'incipit e l'epilogo del lavoro ben colgono, quello politico.
Non tanto il fatto che la politica s'interessi della scuola, quanto il fatto che la politica sappia progettare per la scuola: due cose molto diverse. La misura della differenza tra questi due atteggiamenti l'avremo sicuramente nei prossimi mesi, attorno al tema della revisione del ciclo secondario d'istruzione.

7 commenti:

Claudio Cremaschi ha detto...

sdfd

Claudio Cremaschi ha detto...

Ti ringrazio per la segnalazione e l'attenta lettura. E anche, naturalmente, per i rilievi critici. Del resto non intendevo dare una risposta a tutte le questioni relative alla scuola (non ne sarei capace), e neppure occuparmi di tutte le questioni sulle quali avrei qualcosa da dire (diffido di chi parla di tutto e quindi di nulla). L'ambizione è soprattutto di risvegliare una discussione sulla riforma "possibile", fuori dai luoghi comuni e dagli ideologismi.
Grazie ancora e cordiali saluti

luciano61 ha detto...

"Una bella recensione dell’amico Piervincenzo che, purtroppo, cade nel vuoto, creato da anni di delusione politica (ma qualcuno ricorda l’autononmia scolastica senza finanziamenti di Berlinguer? Una grande trovata demagocica!) e di cooptazione sindacale con i vari Ministri di Centro-Sinistra (vogliamo forse dimenticare i nefasti interventi teo-dem di Fioroni sulla Scuola italiana, pubblica e laica? La Gelmini è solo la naturale risultanza di tutto ciò!).
Malascuola è, ora, sinonimo di Malapolitica e la società civile è già altrove…"
Un insegnante

Questo è il mio piccolo contributo, inviato a Claudio Cremaschi: sono stato troppo soft?
Ciao

Piervincenzo ha detto...

Spero davvero che questo bel libro sia seguito dalle discussione che, con garbo e competenza, ma anche con chiarezza di posizione, stimola.
@Luciano: auguriamoci che ci siano i margini d'intelligenza e disponibilità per poter riaprire discorsi non solo tattici sulla scuola.

Confucio ha detto...

I discorsi 'tattici' sulla Scuola sono pura demagogia di chi vuole i docenti 'professionisti' e non semplici 'dipendenti statali', continuando però a pagarli con stipendi da fame... tutto il resto è solo fastidioso pettegolezzo...

luciano61 ha detto...

La filosofia orientale ha ancora una volta colto nel segno: bravo Confucio!
Posso consigliare all'amico Piervincenzo e ai nostri Dirigenti Scolastici, pocco illuminati, un libro 'illuminante'?
Hoseki Schinichi Hisamatsu, 'La pienezza del nulla', il melangolo, Genova 1989.
In realtà si riferisce all'essenza del buddismo Zen (come dichiarato nel sottotitolo), ma si adatta perfettamente anche al 'cursus' della nostra Scuola italiana.
In margine :-)

Piervincenzo ha detto...

Infatti, il libro di Cremaschi non è "tattico".