L'altroieri l'attuale moroso di mia figlia (prima elementare) l'ha accolta, arrivata a scuola, prendendola per mano. Io -fedele al mio ruolo di padre di matrice venetopugliese, cioè occhiuto, bacchettone, critico e pettegolo- ho eccepito (tra me e me), che il tipo avrebbe invece dovuto offrirsi di portarlo lui, lo zainone enorme rispetto alla minuta figura del tesoro degli occhi miei.
Ma pazienza; lei mi ha dato un bacetto sulla guancia e si è allontanata manin manina con l'essere che tengo sotto controllo.
Poi, sono andato verso un'altra scuola, quella dove insegno. Nel percorso tra parcheggio e istituto, fautore il primo sole decente di maggio, nugoletti di coppiette di neoconio e antica data scolastica, eccoli lì: mano nella mano. Mano nella mano, notavo, secondo una gestualità che esibisce bene lo sbilanciamento dell'uno o dell'altra (ho incrociato solo coppie etero, l'altra mattina), il computo variabile delle reciproche insicurezze e dei bisogni di affermazioni -insomma, mani brandite come buoni fruttiferi dal lui e dalla lei insicuro o insicura, mani (per contro) placidamente intrecciate di chi si è già un po' messo alla prova.
Arrivato nel cortile di fronte alla scuola, mi son messo a pensare a quante volte noto questo gesto tra i miei coetanei.
Poche, ecco la risposta. Qualcuno m'è venuto in mente: ma sono le neocoppie di quarantoltrenni reduci da divorzi o separazioni o reincontrati dopo evi, antropologicamente un'altra cosa, destinati costitutivamente ad essere parentesi alla regola. Tra coppie consolidate, se mi si passa, per beneficio cronologico, quest'evidente ossimoro (direi forse meglio: tra coppie che scommettono un giorno in più ancora su se stesse), poco da fare: il prendersi per mano è uno sdilinquimento, un cedimento, siamo tutti in carriera e lanciati verso vette di successi, suvvia, siamo nel pieno dell'efficienza, il che vuol dire che l'efficienza la stiamo perdendo (chi è davvero nel pieno, nemmeno pensa di doverlo pensare, un simile pensiero), e detta efficienza deficitante e già deficiente finalizziamo ad efficaci brancicamenti, nascosti ed interessati (a coprire serate libere, pause pranzo o caffè) corteggiamenti, accoppiamenti atletici e sintomatici.
Il prendersi per mano, pensavo entrando ormai a scuola, lo riconquisteremo -se ci sarà dato- quando avremo fatto i conti con tutto il suddetto sudare. I saggi, prima; gli altri, da vecchi.
sabato 22 maggio 2010
prendersi per mano
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3 commenti:
Mi piace questa riscopeta del 'privato' da parte di un nostro Consigliere Comunale, forse vuol dire che anche i politici hanno un cuore: un po' ricco di di zucchero e di miele, ma sempre un cuore...
O sbaglio?
p.s.- spero solo che non sia un 'riflusso' da un impegno pubblico e sociale... già Veltroni è stato buon 'apripista' in ciò, non avendo nulla di valido da dire e da fare come parlamentare...
Caro Luciano, che piacere ritrovarti! Troppa grazia mi fai: non sono un politico, sono -transitoriamente- consigliere comunale! (Quello che, meno transitoriamente, sono: beh, non sempre mi è chiaro...)
L'importante è non 'prendere per il c**o' (come molti politici fanno con noi semplici cittadini-sudditi); ma chi è un politico 'transitorio' (o transeunte?), di solito non lo fa... almeno spero!
Sic transit gloria mundi.
Buona domenica
:-)
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