Dunque, mentre l'assessore regionale De Anna conduce la sua battaglia perché i dipendenti regionali non accedano a Facebook in orario di lavoro (vabbè, magari in pausa pranzo sì, dice Renzo Tondo), l'Assessore al Comune di Pordenone Loris Pasut dice che tale impedimento è già in atto per quel che riguarda gli uffici del capoluogo in riva al Noncello. I motivi, a quel che si comprende, sono legati alla sicurezza ed ai rischi di pirateria informatica.Può essere, chi lo sa.
In ogni caso, mi pare che la questione-Facebook apra spazi di riflessione: sono sottese dicotomie di relazione con la Rete quali pubblico/privato,casalingo/lavorativo; dicotomie che rimandano a definizione antropologiche degli spazi dell'esistenza che sembrano stressare molto la sfera dell'esperienza individuale. Ma la Rete non servirebbbe, invece, a definirla in modi nuovi? Guru gangherologi, abitatori dei nuovi territori, battete il vostro colpo! Illuminateci!
sabato 16 maggio 2009
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5 commenti:
:) ma sei, sai!
In effetti, è talmente sintomatico che qualcosa pensavo di bloggarla, di qua o di là.
Altro che "stressare la sfera dell'esperienza individuale", credo che ancora venti botte così, di qui a un anno, e scopriremo sotto i sìnostri occhi il nascere di concetti di privacy stranissimi, che ora ci sembrano improbabili o nemmeno riusciamo a concepire.
Ultimamente pencolo dalla parte dei super-integrati: una volta che metti la faccia fuori di casa, qualsiasi immagine di te o parola da te pronunciata è subito pubblica, liberamente utilizzabile da chiunque per qualsivoglia scopo, anche per farci il cartellone pubblicitario di un dildo o per reclamizzare su web un modello di aspersorio (sono in fase oblunga).
Al punto che per ragionare di privacy credo convenga ora rinunciare a quella attuale, che si va sgretolando, ma partire da zero, e risalire verso quello che va tutelato.
Grande Guru :)
Certo: se le coordinate di definizione dell'identità cambiano, la stessa definizione di privacy cambia. La fibrillazione, che questa situazione porta con sé, innesca, come al solito, un movimento retroattivo, che irrigidisce situazioni culturali npregresse in schemi ancor più rigidi: in questo caso, credo, favorendone lo sgretolamento...
L'argomento mi intriga, ma ci sto ancora ragionando su, dunque niente rivelazioni da parte mia, sorry. :)
L'unica certezza che ho al momento è che una cosa è certamente rimasta al suo posto, ed è la necessità di buon senso. Avendo la società perso completamente il buon senso, credo l'intero scenario ne risenta pesantemente.
Io lo vedo sui miei amici: molti di loro sono passati dal rifiuto totale e sdegnato dei media sociali alla condivisione spinta e incosciente su FB. Che cos'è mancato alla nostra generazione per non riuscire a percepire la diversa densità sociale dell'ambiente?
Di tutto questo e di molto altro ancora, cosa ci dice la redazione di Polisnaonis?
Facebook: la 'nuova frontiera' del narcisismo... sterile.
Ben altra cosa era quello di Oscar Wilde (ma molti amici di Facebook non sanno nemmeno chi fosse).
Luciano Bubbola
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