venerdì 26 giugno 2009

la prova di latino del classico

Qualche passaggio sintatticamente impegnativo nella parte centrale (ad eius qui..) e nella conclusione (modo...), necessità di qualche attenzione alle corrette rese lessicali: il testo di Cicerone di quest'anno, una riflessione sulla clemenza e sulla severità nei comportamenti, soprattutto politici, può essere considerato di media difficoltà, giusto quindi per una prova d'Esame di Stato. Vediamolo.


Cicerone, De officiis, 1, 88-89


Nec vero audiendi qui graviter inimicis irascendum putabunt idque magnanimi et fortis viri esse censebunt; nihil enim laudabilius nihil magno et praeclaro viro dignius placabilitate atque clementia.
In liberis vero populis et in iuris aequabilitate exercenda etiam est facilitas et altitudo animi quae dicitur, ne si irascamur aut intempestive accedentibus aut impudenter rogantibus in morositatem inutilem et odiosam incidamus.
Et tamen ita probanda est mansuetudo atque clementia ut adhibeatur rei publicae causa severitas, sine qua administrari civitas non potest.
Omnis autem et animadversio et castigatio contumelia vacare debet, neque ad eius qui punitur aliquem aut verbis castigat sed ad rei publicae utilitatem referri.
Cavendum est etiam ne maior poena quam culpa sit et ne isdem de causis alii plectantur alii ne appellentur quidem.
Prohibenda autem maxime est ira puniendo; numquam enim iratus qui accedet ad poenam mediocritatem illam tenebit quae est inter nimium et parum quae placet Peripateticis, et recte placet, modo ne laudarent iracundiam et dicerent utiliter a natura datam. Illa vero omnibus in rebus repudianda est optandumque ut ii qui praesunt rei publicae legum similes sint quae ad puniendum non iracundia sed aequitate ducuntur.


TRADUZIONE


Non devono essere ascoltati (audiendi è gerundivo; è sottinteso sunt) coloro i quali crederanno che bisogna adirarsi fieramente con gli avversari, e giudicheranno che questo (id: adirarsi) sia proprio dell'uomo magnanimo e forte ("genitivo di pertinenza"); nulla infatti è più lodevole, nulla più degno di un uomo grande e nobile della mitezza e della clemenza (secondi termini di paragone in ablativo).
Nei popoli liberi e nell'eguaglianza del diritto, bisogna anche esercitare arrendevolezza (facilitas) e quella che è chiamata padronanza di sé, perché non incorriamo (proposizione finale) nella inutile e odiosa scontrosità, se ci adiriamo o con quelli che ci avvicinano inopportunamente o con quelli che ci fanno richieste sfrontatamente (due participi sostantivati in caso dativo).
E tuttavia la mansuetudine e la clemenza deve essere approvata a tal punto, che (consecutiva), per il bene dello Stato, si adoperi la severità, senza la quale nessuna società (civitas) può essere amministrata.
Ogni punizione e ogni rimprovero, però, deve essere privo di offesa, e mirare, non alla utilità di colui che punisce (verbo deponente) qualcuno o lo riprende a parole, ma a quella dello Stato.
Bisogna anche badare (uso dei verba curandi)che la pena non sia maggiore della colpa, e che alcuni non siano duramente colpiti, altri neppure rimproverati per le medesime ragioni.
Soprattutto è da evitare l'ira nel punire: chi si volgerà al castigo adirato, non terrà mai quella moderazione, che è fra il troppo e il poco, che piace ai Peripatetici, e piace giustamente, a patto che (modo con i congiuntivi) poi non dovrebbero lodare l'ira e dire che essa è utilmente data della natura.
Quella (l'ira) deve davvero essere ripudiata in tutte le cose, e bisogna auspicare che coloro i quali sono a capo dello Stato assomiglino alle leggi, le quali sono tratte a punire non per ira, ma per equità.

4 commenti:

luciano61 ha detto...

Versione 'fattibile' o anche questa anodina?

Piervincenzo ha detto...

@Luciano: "Il testo di Cicerone di quest'anno, una riflessione sulla clemenza e sulla severità nei comportamenti, soprattutto politici, può essere considerato di media difficoltà, giusto quindi per una prova d'Esame di Stato".
Hoc scripsi.

luciano61 ha detto...

La mia era una semplice curiosità rivolta ai tanti lettori del Tuo 'frequentato' blog... senza alcuna considerazione testuale o filologica...
Stavolta è stata brava la Gelmini:
de hoc satis.

Piervincenzo ha detto...

Caro Luciano, credo che la prova di latino sia stata scelta con criterio: così come ho fatto qualche rilievo su alcune tracce d'italiano.
Sine ira et studio, regola che vale comunque e sempre.
Mane cum Deo, come si dice in Friuli.