L'incrocio tra viale della Libertà e viale Dante che farò quattro volte al giorno. Prima del semaforo, una Mercedes grigio metallizzata ferma, i quattro lampeggianti all'opera, a segnalare che il guidatore è nei paraggi e ha pensato bene di lasciare lì, in prossimità di una svolta obbligata, il suo mezzo. Una vocina classista dentro di me chiede se ho mai visto una Panda, con le frecce a lampeggiare sull'incrocio.
Il semaforo è rosso, mi fermo dietro ad una corriera dell'Atap.
Da dietro la corriera, passando tra le auto, si muove una ragazza sui venticinque, coda di cavallo nera, nero l'occhiale da sole, jeans stinti stretti, con vita bassa d'ordinanza, sandalo aperto con tacco 12 e tatuaggio in buona vista su entrambe le caviglie. Sguardo velinesco in posa, adeguato alla risaputa superbia del look.
E' la conducente della Mercedes, verso la quale si dirige. La vocina classista sta per dire qualcosa, ma le intimo di lasciar perdere.
Ma, ecco, il sandalo sbanda, la cavigli tatuata cede, e la bocca della similvelina si apre in una smorfia di sorpreso spavento, e gli occhi si ravvivano del lampo dello sbigottimento.
In questo momento la tamarra d'ordinanza di prima si è rivelata come creatura, come persona. In questo momento, come dire, è diventata il centro di un umano interesse. La vocina è d'accordo.
E' solo un momento, naturalmente, passato lo stupore la guidatrice di Mercedes torna in posa. L'umano interesse svanisce, quello di plastica che l'insieme ricomposto evoca non interessa a me.
Ecco, ho pensato, una metafora esatta dei tempi che attraversiamo.
domenica 21 giugno 2009
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1 commento:
Bellissima metafora...
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