In biblioteca questa mattina mi fermo a scambiare qualche opinione sulle prove comuni d'italiano, che abbiamo da poco svolto per i ragazzi che affrontano l'Esame di Stato, con Angela, una giovane e tosta collega. E' un po' dispiaciuta da una recente conversazione con delle sue allieve, di una classe che ha lavorato a corrente alterna, maluccio insomma: le fanciulle l'hanno informata che hanno preso referenze e che sanno che il commissario (o la commissaria, non so bene) d'esame d'italiano è "buona (buono)", e tanto insomma basti.
Ha ragione Angela a dispiacersi. Ho appena dato una scorsa ai vari siti web sugli esami, studenti.it, maturita.it e affini, insomma, roba così, e la capisco: c'è una quantità inimmaginabile di ragazzi che s'informa di gusti, preferenze, inclinazioni, debolezze e affini di reali o probabili presidenti o commissari; mi aspetto che qualcuno elabori consigli sul vestiario, sulla prossemica, sull'intonazione della voce a seconda di questo o quell'altro.
Insomma, benvenuti in Italia: anzichè studiare ed essere preparati per una nutrita serie di buone ragioni metafisiche, strategiche e tattiche, ecco le nuove e baldanzose generazioni ripetere pedisseque le strade dei loro padri (ahimè, io e i miei coetanei) e infrattarsi come sempre nel terreno della conoscenza utile, dell'appoggio, dell'aggancio, del pettegolezzo stategico, dell'aneddoto vincente, dell'amico dell'amico dell'amica, e dell'infinita letteratura secondaria (di fatto e di qualità) che ne deriva ...
Ma, come scrive Martin Amis, l'informazione, quella vera, "non è nulla, e arriva di notte", cogliendo, com'è ovvio, tutti impreparati.
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