La classe, diceva Beniamino Placido a proposito di Michel Platini, è fare sembrare semplici le cose difficili.
In televisione, ci si accontenta di meno; fare semplici le cose semplici, le difficili, si sa, probabilmente non sono per la televisione.
E dunque, guardando ieri sera l'Agostino di Raiuno, certo non ci s'aspettava il dettaglio fine sulla contesa donatista, o sul ruolo dei Platonicorum libri (Confessiones, 9. 13: Et primo uolens ostendere mihi, quam resistas superbis, humilibus autem des gratiam et quanta misericordia tua demonstrata sit hominibus via humilitatis, quod Verbum tuum caro factum est et habitavit inter homines, procurasti mihi per quemdam hominem immanissimo typho turgidum quosdam Platonicorum libros ex Graeca lingua in Latinam versos, et ibi legi non quidem his verbis, sed hoc idem omnino multis et multiplicibus suaderi rationibus, quod in principio erat Verbum et Verbum erat apud Deum et Deus erat Verbum) nella conversione dell'Ipponense (sui quali memorabili furono le lezione del grande patavino Pier Franco Beatrice): epperò, se mostriamo un Agostino 25 anni prima del 430 (ergo, nel 405), parlare del sacco di Roma di Alarico, avvenuto nel 410 -beh, questa non era difficile.
martedì 2 febbraio 2010
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