Se date un'occhiata all'offerta formativa 2010-2011 delle Università di riferimento del Nordest, insomma quelle di Udine e Bologna e Padova (le altre, come Venezia e Trieste arriveranno a giorni), il messaggio è chiaro: anche per chi sta meglio (come Padova), sono previsti riduzione di corsi, accorpamenti, corsi salvati solo se interfacoltà (tra Udine e Trieste, ad esempio, ce n'è più di un caso). Sulla situazione del corpo accademico e sulle prospettive di una sua evoluzione, di un possibile inserimento delle nuove generazioni di docenti, stendo un pietoso velo.
Insomma: per venire alla declinazione locale e portusnaoniana, è abbastanza ragionevole pensare che Pordenone possa mantenere l'offerta che ha (ammesso e non concesso che lo voglia fare, che ritenga ne valga la pena), o l'offerta che vorrà cercare di avere, solo in capo ad investimenti ancora maggiori di quelli di oggi (perchè, fondamentalmente, è il territorio, alias amministrazioni pubbliche, associazioni di categoria e fondazioni bancarie, a pagare): se basteranno. Se le Università che la faranno a programmare qualcosa che non sia la semplice sopravvivenza.
Tutto questo, mentre, grazie a molto buon lavoro, la struttura di via Prasecco si è ingrandita, si è fatta molto funzionale, ha una buona mensa ed una moderna casa dello studente, e mentre il completamento di Palazzo Badini è alle porte...
C'è abbastanza per farsi qualche domanda sull'evoluzione del significato, della presenza e dell'offerta formativa del Consorzio Universitario a Pordenone.
Come in questo blog si è qualche volta detto, io ritengo che il modello della piccola Università periferica, con i corsi mutuati e, sostanzialmente, noleggiati dai grossi centri, o fortemente precarizzati nel corpo accademico (insomma: il modello che si è affermato in tutt'Italia negli ultimi 15 anni) vada totalmente rivisto; tra gli altri motivi per farlo, più o meno legati a quanto detto all'inizio, va anche considerata proprio la vocazione territoriale (ma non provincialistica) del Consorzio, insomma l'orientamento alla promozione di una reale qualità.
Aggiungo anche che i numeri non faraonici della struttura (gli studenti equivalgono, più o meno, a quelli di uno dei due licei della città) possano -insieme alla messa in campo di oculatezza strategica da parte dei Soci e di chi è preposto alla gestione del Consorzio- essere una risorsa, nell'ottica della governance dell'autonomia del territorio, che, mi pare di capire, sarà sempre più sollecitata dal disimpegno economico degli organi di governo centrale, e che richiederà dunque uno sforzo nuovo di energie e sinergie.
Infine, mi sembra, in questa prospettiva, che il senso del Consorzio andrebbe utilmente visto anche dentro tutta la filiera, formale ed informale, della formazione a Pordenone (insomma: in rapporto alla buona qualità delle scuole, alla presenza imprenditoriale e manifatturiera) -di qui si potrebbe partire (per dire: sostenendo i talenti, favorendo la crescita della formazione, specializzando, valorizzando le relazioni tra alcuni corsi esistenti e il territorio, proponendosi come polo di orientamento, riferimento e tutoraggio in relazione con Università non solo italiane, dando un bordo di crescita al patrimonio culturale rappresentato da Cinemazero e Pordenonelegge...).
A mio avviso, questi temi fanno parte di un serio agenda setting non voglio dire, banalmente, di chi intenda amministrare Pordenone nei prossimi anni (insomma: un tema buono per la futura campagna elettorale), ma, più in generale e seriamente, di chi si voglia proporre come parte dirigente del nostro territorio (insomma: qualcosa come uno dei punti per un "patto" trasversale per il futuro dell comunità).
P.S. Aggiornamento del 20 giugno: qui il Rettore udinese illustra le cifre che disegnano il nebuloso futuro.
martedì 15 giugno 2010
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3 commenti:
Ma stai parlando di "progettazione sociale"! Ma guarda un po'. Quel dialogo tra "lettura" del territorio e la "scrittura" del realizzare enti, istituzioni, percorsi, filiere.
E chi se ne occupa ora, anche per i percorsi universitari, è costretto a gestire l'esistente, il presente stentato.
Vedremo lungimiranza, oppure vedremo di persona la decadenza.
Ma credo una crisi seria arriverà prima, e cambierà tutto. Quasi ci spero.
Esatto, Giorgio; tra l'altro, credo che la Rete, promo nelle sue metafore di tramatura fine, potrebbe insegnarci molto, in termini di lungimiranza...
C'è stato un momento in cui c'era lo spazio per un Politecnico del Nord-Est, ma è passato...
Non ci rimane che sperare nella crisi di risorse, che si rimescoli la spesa, non sia mai che ci si ritrovi centrali: podenonelegge.it docet!
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