Colpo d'occhio delle grandi occcasioni, al palazzetto dello sport di Pordenone: più di tremilacinquecento persone (e un bel caos per trovare parcheggio nei dintorni) per la visita pordenonese di Veltroni.
Alle 20 e 30, puntuale, il candidato premier entra accompagnato da Bruno Zvech, segretario regionale del Pd, Francesca Papais, coordinatrice provinciale del Pd, e da Sergio Bolzonello, sindaco di Pordenone, che di Veltroni ha coordinato in Regione la campagna per elezione a segretario del Pd.
Si comincia con la Papais in clima da Festivabar, che scalda il pubblico invitandolo all'applauso e scandisce i nomi dei candidati alle Regionali come allo stadio (Gianfrancoooo Mo-ret-ton; Francescaaa Car-din, e così via).
Un Bolzonello tirato a palla introduce quindi Veltroni, ricordando i numeri di Pordenone, città produttiva e solidale, ma ponendo anche un bel quesito (che Veltroni non svilupperà): come mai il centrosinistra, che qui da noi esprime tanti bravi amministratori locali, poi non intercetta eguale consenso alle Politiche?
E tocca quindi a Veltroni: che dedica molto spazio alla scelta di "andare da soli" come modo per poter esprimere un programma riformista (tesi implicita: il consociativismo politico proprio delle politiche di ampia coalizione impedisce il riformismo; oserei dire che la derivata di questo ragionamento è l'insussistenza della prospettiva delle "larghe intese" se non in chiave di un rapido ritorno al voto...). Veltroni tocca quindi alcuni punti che gli stanno a cuore: la difesa dell'operato di risanamento del governo Prodi (applauso del pubblico); l'impegno ad investire in detassazione quanto sarà recuperato dalla lotta all'evasione fiscale ("pagare meno, pagare tutti" è la sintesi); l'impegno a semplificare e razionalizzazre la burocrazia per consentire l'apertura di nuove imprese; l'attenzione a tre debolezze sociali: la precarietà del lavoro giovanile (si ribadisce la proposta del salario minimo); i cinquantenni senza lavoro (proposte di attività di formazione e reinserimento); la sicurezza e la qualità della vita degli anziani.
Un cenno all'importanza del corridoio 5 (annuisce convinto l'assessore regionale Lodovico Sonego), un cenno a candidati giovani e donne (ma anche a Veronesi) nelle liste per le Politiche, un riferimento all'orrore della pedofilia e alla necessità della certezza della pena, l'impegno alla riduzione del numero dei parlamentari (metà di quelli di oggi) e si fanno le 21 e trentacinque, e Veltroni (abbastanza stanco) conclude, con l'inno di Mameli che parte con una battuta saltata, ma pazienza.
Discorso dai temi generali, insomma, che di Triveneto e sue peculiarità, fatto salvo il cenno al corridoio 5, ha detto poco, così come di laicità, tanto per fare un esempio.
L'impressione è che sia una scelta consapevole: Veltroni in questo momento punta sulla sottolineatura di novità di metodo politico che il Pd rappresenta, e ancor più vuole rappresentare ("vogliamo riformare il Paese, non vincere per lasciare tutto fermo"), in forte contrapposizione con l'idea di staticità e ripetitività e ricerca a tutti i costi della vittoria (l'operazione-Ciarrapico è stata citata...) che ravvisa nella compagine avversa.
(Certo che, mentre scrivo, fa un po' effetto vedere su Sky Tg 24 Veltroni a Udine dire -di pomeriggio, prima della visita in riva al Noncello- le stesse cose di Pordenone; ma la dimensione narrativa della tournèe elettorale è, appunto, quella seriale).
L'impressione è che sia una scelta consapevole: Veltroni in questo momento punta sulla sottolineatura di novità di metodo politico che il Pd rappresenta, e ancor più vuole rappresentare ("vogliamo riformare il Paese, non vincere per lasciare tutto fermo"), in forte contrapposizione con l'idea di staticità e ripetitività e ricerca a tutti i costi della vittoria (l'operazione-Ciarrapico è stata citata...) che ravvisa nella compagine avversa.
(Certo che, mentre scrivo, fa un po' effetto vedere su Sky Tg 24 Veltroni a Udine dire -di pomeriggio, prima della visita in riva al Noncello- le stesse cose di Pordenone; ma la dimensione narrativa della tournèe elettorale è, appunto, quella seriale).
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