giovedì 6 marzo 2008

Una partita insulsa ed un pomeriggio carico di risonanze con mio figlio e qualche paralizzante perplessità in meno del solito

Vicenza-Grosseto non è stata una bella partita di calcio. Decisamente. Non è stata nemmeno, per un bel po', qualcosa di simile a una partita di calcio -diciamo per tutto il primo tempo e per la seconda metà della ripresa. Paura di vincere, paura di perdere, un po' di depressione tecnica assortita su entrambi i fronti.
Ciò nonostante, per Andrea è stata una partita bellissima. E' stata la sua prima partita allo stadio.

La mia generazione è stata abituata alle cose ben rifinite, ma avendo memoria di come erano prima.
Abbiamo avuto la TV a colori, ma siamo cresciuti col bianco e nero.
Abbiamo l'Ipod, ma abbiamo portato molta pazienza col mangiadischi.
Compriamo auto Euro5, ma ricordiamo il monopolio della 127.
Abbiamo la banda larga, ma ricordiamo l'Amiga.
Abbiamo il blackberry, ma le prime telefonate toste le abbiamo fatte dalla cabina, con i gettoni a scanalature.
E come tutti quelli così, vogliamo il meglio.

Volevo una partita migliore per Andrea. Volevo riuscire ad amare meglio i miei cari. Volevo saper capire di più mia moglie. Volevo essere più chiaro con i miei allievi.
Volevo,vorrei. Il meglio.

La cosa migliore della partita è il cuscino pieghevole biancorosso con Gatton Gattoni. Adesso sta in salotto, ed anche Benedetta lo vuole. Lo vuole, beninteso, così come vuole venire anche lei allo stadio.
A quattro anni.
Penso che la accontenterò.


Durante la partita Andrea mi ha fatto un mucchio di domande. Come funziona la regola del fallo di mano. Perchè il portiere non può toccare con le mani fuori dell'area. Perché si fa riscaldamento nell'intervallo. Cos'è il fuorigioco. Da quanto tempo c'è Gatton Gattoni. Se mi ricordo la prima partita che ho visto. Se so i personaggi di Gormiti Final Evolution. Se mi ricordo di prendere mercoledì Topolino con i pezzi della 313 di Paperinik da montare.
Man mano che la partita esplicava la sua tenera pochezza, ho preso gusto alla conversazione.

La prossima volta, il cuscino di Gatton Gattoni lo prendo anch'io.

Mi piacerebbe prenderlo anche per mia moglie, ma questo vorrebbe dire troppe cose. Troppe belle cose, aggiungo: come, tanto per occultare, trovare sempre la banda larga, sempre la parola giusta, sempre la lezione perfetta, sempre la capacità di risolvere in vita tutto l'amore che si prova.

Come la partita perfetta, quella che di sicuro Vicenza-Grosseto non è stata.

Ma le squadre in campo, ed anche i teneri disgraziati per i quali provo affetto visto che hanno la maglia biancorossa con la R sul petto, hanno giocato la loro partita. Ed io ho passato un bel pomeriggio con Andrea, che si è divertito, e la partita è stata quello che doveva essere, la regola del gioco e nulla più di un gioco che io e Andrea e sua sorella e sua madre non possiamo cambiare.

Ma possiamo provare a giocare, meglio che possiamo.

E sabato, con Andrea, mi è sembrato che talvolta questo può succedere davvero.

1 commento:

Anonimo ha detto...

le consiglio di leggere "diario di scuola" di Pennac