mercoledì 25 marzo 2009

soli

Gli inviti all'ottimismo si sprecano, di questi tempi. Ogni mattina la prima notizia di Sky Tg 24 ha per protagonista un imprenditore ora in politica che ci invita ad essere ottimisti: e se non è lui a farlo, c'è l'uomo dei sogni americani al suo posto.
Ora, in questi giorni attorno a me vedo tante persone che proprio non ce la fanno ad essere ottimiste, e non necessariamente perché risentano della crisi finanziaria prima e strutturale poi. Non ci riescono perché stanno male, dei mali del fisico e del cuoricino e della testa, e non credo che un taglio del prime rate o un paio di stanze con bagno in più in villetta cambino loro la vita. Non credo neppure che per star meglio serva loro declinare, come sta avvenendo, in termini puramente economici parole come "solidarietà" e "aiuto" (tutti hanno bisogno di aiuto, mica solo le imprese).
Tante persone che stanno male attorno a me stanno male perchè sono tremendamente, irrimediabilmente, inconsapevolmente sole. Sole col proprio narcisismo e con le proprie paure, col proprio bisogno di parlare al mondo e con i silenzi assordanti delle parole in serie, con i propri malesseri e con gli insoddisfacenti benesseri.
E le parole per loro ("loro"? siamo tutti "loro"), semplicemente, non si trovano, o stanno, stravolte e sconvolte, nei titoli di Bloomberg TV.

Nessun commento: