Il Prodi che parla al popolo del 27 ottobre è tirato, determinato, spigoloso. Rassicura tutti sulla sua volontà di andar dritto, e rivendica il proprio ruolo nella storia del PD, richiamando la stagione ulivista del 1995/1996. Sull'operato di governo, il messaggio è chiaro: si sta lavorando bene, è in corso un risanamento, bisogna comunicare meglio.
Ma è un giorno di festa, giusto? Ed il Professore parla troppo a denti stretti.
Veltroni, che deve aver provato il discorso più volte (ad un certo punto si esibirà nel citare a memoria una lettera giuntagli) svolge un ragionamento che potremmo definire ecumenico, in linea, del resto, con la situazione. Gli elementi essenziali, a mio avviso, sono stati:
1) l'indicazione di un metodo: ogni decisione fondamentale, per quel che riguarda una carica, nel PD, deve passare per le "primarie";
2) l'idea che il Paese ha diritto alla governabilità ed alla chiara scelta degli eletti, il che vuol dire che il sistema elettorale più adatto dovrebbe essere maggioritario con ballottaggio, anche se le intese, al momento attuale, si potranno trovare su modelli diversi (proporzionale con correttivo maggioritario);
3) l'idea che ognuno entra nel PD con la sua storia, ma che da oggi ne comincia una nuova.
Non vado oltre, sul sito del PD trovate gli interventi, i filmati, ed anche le notizie d'agenzia relative alle polemiche apertesi alla fine in merito al "dispositivo" che ha orientato la costituzione delle tre Commissioni di lavoro e tempi e modalità per la formazione della dirigenza periferica.
Qui, torno a raccontarvi invece dell'aria che ho respirato attorno a me dopo i due interventi principali, mentre sul palco si susseguivano, puntigliosamente cronometrati dall'impeccabile Anna Finocchiaro, altri interventi un po' meno fortunati quanto a disponibilità del pubblico (un vizio della vecchia politica dal quale auspico ci si liberi: chi parla ha diritto di essere ascoltato!). L'aria, appunto, era di sana contaminazione d'esperienze, di curiosità e di aspettative.
Buffo, in un certo senso.
Perché eravamo lì pieni di aspettative a riguardo del Partito Democratico.
Ma il Partito Democratico siamo noi!
Ma è un giorno di festa, giusto? Ed il Professore parla troppo a denti stretti.
Veltroni, che deve aver provato il discorso più volte (ad un certo punto si esibirà nel citare a memoria una lettera giuntagli) svolge un ragionamento che potremmo definire ecumenico, in linea, del resto, con la situazione. Gli elementi essenziali, a mio avviso, sono stati:
1) l'indicazione di un metodo: ogni decisione fondamentale, per quel che riguarda una carica, nel PD, deve passare per le "primarie";
2) l'idea che il Paese ha diritto alla governabilità ed alla chiara scelta degli eletti, il che vuol dire che il sistema elettorale più adatto dovrebbe essere maggioritario con ballottaggio, anche se le intese, al momento attuale, si potranno trovare su modelli diversi (proporzionale con correttivo maggioritario);
3) l'idea che ognuno entra nel PD con la sua storia, ma che da oggi ne comincia una nuova.
Non vado oltre, sul sito del PD trovate gli interventi, i filmati, ed anche le notizie d'agenzia relative alle polemiche apertesi alla fine in merito al "dispositivo" che ha orientato la costituzione delle tre Commissioni di lavoro e tempi e modalità per la formazione della dirigenza periferica.
Qui, torno a raccontarvi invece dell'aria che ho respirato attorno a me dopo i due interventi principali, mentre sul palco si susseguivano, puntigliosamente cronometrati dall'impeccabile Anna Finocchiaro, altri interventi un po' meno fortunati quanto a disponibilità del pubblico (un vizio della vecchia politica dal quale auspico ci si liberi: chi parla ha diritto di essere ascoltato!). L'aria, appunto, era di sana contaminazione d'esperienze, di curiosità e di aspettative.
Buffo, in un certo senso.
Perché eravamo lì pieni di aspettative a riguardo del Partito Democratico.
Ma il Partito Democratico siamo noi!
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