Con le assemblee provinciali degli eletti alle assemblee nazionale e regionale si è proceduto, ieri, in tutt'Italia, alla nomina dei coordinatori provinciali del Partito Democratico, che avranno il compito di lanciare a livello territoriale la nuova formazione in attesa di assetti locali più definitivi, che pare avranno luogo a fine febbraio.
In Friuli, tutto come da previsioni, visto che i nomi dei quattro coordinatori territoriali sono stati frutto di contrattazioni all'interno della cerchia dei maggiorenti del PD. E dunque: due ex-Margheritini a Trieste e Pordenone, due ex-Diessini a Udine e Gorizia. Tre giovani (28, 30 e 32 anni); a Trieste, un più maturo (un giovane cinquantenne, comunque) ulivista della prima ora.
Buon lavoro a tutti, naturalmente, con l'augurio che sappiano tutti contribuire alla costruzione, davvero, di un partito "altro".
Consensi ampi per tutti i coordinatori, con qualche maggior numero di astensioni ad Udine e Pordenone. Personalmente (l'ho scritto) in questa fase di avvio della nuova creatura avrei preferito più capacità di confronto, soprattutto sulle idee e sulle proposte; ha prevalso, bisogna dirselo, la logica tradizionale delle contrattazioni prolungate e ristrette, di quelle che finiscono a tarda notte e con qualche strascico familiare (oggi all'Ipercoop di Pordenone ho incrociato uno dei protagonisti di queste trattative: solo, e aggiungerei, fuori dall'arena politica ed in mezzo alle persone, disorientato, di domenica mattina; non sarà il caso di darsi, anche qui, una regolata? speriamo nella saggezza femminile....).
Comunque, tant'è: come ha detto il Presidente della Provincia di Roma, nel trasloco dalle vecchie case della politica a questa nuova, ci sono ancora delle casse che vanno smaltite.
Adesso, per me, comincia una fase davvero interessante, che è quella del radicamento territoriale, che dovrebbe avvenire attraverso la nascita di circoli (Bruno Zvech punta a costituirne 220 in regione per fine gennaio). Qui starà davvero il salto di qualità, per comprendere il senso del quale vorrei ricordare la sintetica definizione data da Giordana Panegos, capogruppo della lista Il Fiume nel Consiglio comunale di Pordenone: "Si tratta di passare dal Partito che pretende di interpretare e rappresentare tutto, al Partito che crea gli spazi perché le esigenze si rappresentino". Insomma, come del resto indicavano anche le parole di Prodi nell'Assemblea nazionale del 27 ottobre, il Partito Democratico è più una condizione della politica, un luogo di agibilità e negoziazione, che un assunto ideologico (e come potrebbe, del resto?).
Darò il mio contributo (in una forma più libera da quella che ritenevo fino a giovedì sera, quando Bruno Zvech mi ha telefonato per dirmi che qualcuno ha sbagliato a far conti ed insomma la mia elezione all'Assemblea nazionale è saltata), ma di sicuro senza necessità di porre bandierine prima di aver costruito un terreno.
In questo senso, scrivo qui, a scanso d'equivoco, che non aderirò adesso a nessun gruppo unitario del Partito Democratico in Comune di Pordenone. In comune ci sono, come consigliere, per un progetto civico di partecipazione alla costruzione del futuro di una città, che si chiama "Il Fiume"; il Partito Democratico è un'aspirazione (tutta da costruire) nella quale, caso mai, voglio portare il senso di un'esperienza come quella civica, possibilmente in un contesto sistemico più vasto e articolato.
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