...nel quale il "tavolo cittadino" del Partito Democratico organizza un incontro sulle prospettive della neonata creatura politica in città. Lo organizza alle 16, di sabato, con la partita dell'Italia alle 18, e nella sede dell'associazione "Il Fiume" in via Torricella ci sono più di 100 persone!
Certo: l'età media è sui 50, di under 30 ce n'è pochi, e le donne saranno, a voler essere ottimisti, il 15 per cento del consesso. Comunque, persone ce ne sono parecchie.
Si discute, con l'impegno ad essere brevi. Mario Bianchini, Claudio Conforti e Michele Padovese ( i coordinatori del "tavolo") si impegnano a far rispettare i tempi, per interventi di non più di 5 minuti, e la cosa funziona abbastanza, rendendo possibile dire parecchie cose prima del fuggi-fuggi delle 18 (Fantozzi insegna: dove c'è la nazionale...).
Cosa si è detto? Cose abbastanza diverse, in realtà:
1) c'è chi vuole un Pd radicato nel territorio, con tessere e organismi dirigenti, votato ad interloquire ed interpretare i vari strati della società;
1 bis) c'è chi invece pensa ad un partito a "rete", con forme d'adesione varie, anche di gruppo o associazione, che dia ospitalità e visibilità a chi vuole esprimere politica, più che farsene interprete;
2) c'è chi è interessato sprattutto al programma politico;
2 bis) c'è chi invece pensa che si debba riflettere di più sulla forma dell'adesione e della partecipazione;
3) c'è chi vuole subito organismi dirigenti e gruppi unici nei consigli comunali e provinciali;
3 bis) c'è chi invece pensa alla necessità di creare rapporti di adesione e rappresentazione più legati alle specificità dei territori.
...Insomma: nessuni ha la bacchetta magica, ma tanti hanno idee. Ottimo: confrontiamoci su di quelle, e non facciamoci prendere dalla fregola degli organigrammi.
Certo: l'età media è sui 50, di under 30 ce n'è pochi, e le donne saranno, a voler essere ottimisti, il 15 per cento del consesso. Comunque, persone ce ne sono parecchie.
Si discute, con l'impegno ad essere brevi. Mario Bianchini, Claudio Conforti e Michele Padovese ( i coordinatori del "tavolo") si impegnano a far rispettare i tempi, per interventi di non più di 5 minuti, e la cosa funziona abbastanza, rendendo possibile dire parecchie cose prima del fuggi-fuggi delle 18 (Fantozzi insegna: dove c'è la nazionale...).
Cosa si è detto? Cose abbastanza diverse, in realtà:
1) c'è chi vuole un Pd radicato nel territorio, con tessere e organismi dirigenti, votato ad interloquire ed interpretare i vari strati della società;
1 bis) c'è chi invece pensa ad un partito a "rete", con forme d'adesione varie, anche di gruppo o associazione, che dia ospitalità e visibilità a chi vuole esprimere politica, più che farsene interprete;
2) c'è chi è interessato sprattutto al programma politico;
2 bis) c'è chi invece pensa che si debba riflettere di più sulla forma dell'adesione e della partecipazione;
3) c'è chi vuole subito organismi dirigenti e gruppi unici nei consigli comunali e provinciali;
3 bis) c'è chi invece pensa alla necessità di creare rapporti di adesione e rappresentazione più legati alle specificità dei territori.
...Insomma: nessuni ha la bacchetta magica, ma tanti hanno idee. Ottimo: confrontiamoci su di quelle, e non facciamoci prendere dalla fregola degli organigrammi.
1 commento:
Con una battuta, si potrebbe dire che non sono state sufficienti le persone presenti a riscaldare la stanza con il loro alito anche perché, tra loro, c'è forse ancora qualcuno a cui manca il calore umano. Detto questo, in qualità di invitato e di osservatore, posso aggiungere che la sintesi finale l'ha ben riassunta Giordana Panegos la quale ha detto “che è necessario pensare ad un PD che sia in costante contatto con i cittadini“ (i quali, aggiungo io, e a differenza di quanto sostenuto da Flora Bomben, desiderano essere "disturbati" e coinvolti dalla politica). “Non è più pensabile“, ha detto ancora la Panegos, “che sia solo il politico, delegato dal cittadino a rappresentarlo, a poter risolvere i problemi e quindi è necessario un colloquio ed un contatto costante tra cittadini e politici“. Questo pensiero mi trova d'accordo: ritengo da tempo che il meccanismo della delega sia superato in quanto le condizioni per le quali si è dato il proprio voto cambiano con una tale velocità per cui, da parte di chi fa politica, c'è un bisogno costante di rivedere il tiro, a meno di privilegiare e rappresentare, ancora una volta, più le correnti di partito che le esigenze dei cittadini.
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