Interessante la lettura della situazione politica che Fabio Martini fa qui su La Stampa: in sostanza, Veltroni avrebbe giocato d'anticipo; la "smarcatura" del PD rispetto alla corsa elettorale punterebbe a farsi trovare pronti fra un paio d'anni, quando i nodi verranno al pettine anche nella CdL.
Potrebbe benissimo essere; se la cosa è così, ci si devono attendere da subito segnali di novità nella costituzione delle liste...certo che questo significa dare al PD una vocazione prettamente "nazionale", perchè a livello locale (come nota, stando a Martni, Castagnetti) i modi dell'aggregazione politica e della rappresentazione sono inevitabilmente diversi. Finché gli Stati maggiori sono in tempo, ci pensino: ché, forse, un PD a "matrioska", che replica a livello micro la struttura macro, non è la soluzione migliore nella propsettiva sopra indicata.
Riporto uno dei passaggi più significativi dell'articolo di Martini:
"Anche se la vera scommessa di Veltroni, una di quei pensieri inconfessabili in pubblico, è un’ altra: «Se la Cdl dovesse vincere, governerebbe in un quadro instabile: una maggioranza non ampia, una coalizione eterogenea, un referendum da domare, una opposizione che non farà sconti. E’ molto probabile che il quadro non tenga e nel giro di uno, due anni si torni a votare. E a quel punto noi saremmo pronti per una vittoria vera e duratura, gli unici ad esserci rinnovati».
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