mercoledì 30 gennaio 2008

Semiotica della vita ed abitanza (courtesy by Roberto Cescon)

Il mio collega Roberto Cescon ha scritto queste dense ed interessanti note sulla conversazione con Giorgio Jannis di ieri; le posto qui.
SEMIOTICA DELLA VITA ED ABITANZA
SOMMARIO
1. La semiotica della vita, ovvero la definizione allargata di testo;
2. Il concetto di paesaggio come testo tecnologico;
3. Abitare la rete.
1. La semiotica della vita, ovvero la definizione allargata di testo.
Oggi Jannis ci ha mostrato come tutto possa essere interpretato alla luce della potenza della semiotica, che è in ultima analisi un modo razionale di smontare la realtà in infiniti segni e unità di significato.Al di là degli esempi e dei sotterranei link che in questo momento si accendono in me, tutto ciò mi fa pensare innanzitutto all’importanza dell’atto comunicativo in sé, che ci distingue in quanto membri della specie umana. Nel corso dei secoli infatti abbiamo elaborato innumerevoli codici linguistici che nondimeno rispondono tutti alla medesima istanza: comunicare. In altre parole, i moventi che sottostanno ai codici linguistici – alla produzione di «testi» - rappresentano sempre l’estremità visibile delle stesse esigenze che ci hanno attraversato sin da quando siamo scesi dagli alberi e ci siamo relazionati in una dimensione comunitaria.
2. Il concetto di paesaggio come testo tecnologico.
L’idea di paesaggio come spazio tecnologico è per me molto affascinante, poiché – deformazione professionale – offre lo spunto per alcune considerazioni letterarie.Se infatti tale idea di paesaggio è in apparenza stridente con la tradizione letteraria, che lo ha visto associato ad una dimensione idillica o, per contro, deturpata, pensare al paesaggio come costruzione millenaria in costante dialogo con l’uomo e come «testo» che si arricchisce nel tempo, può essere una importante chiave interpretativa nella poesia contemporanea. Infatti la poesia, che è espressione dell’identità umana che si misura con lo spazio, negli ultimi decenni rileva non solo il mutamento oggettivo del paesaggio, ma soprattutto il mutamento nel modo di concepirlo, come oggetto semiotico e tecnologico, producendo in particolare tre movimenti: il recupero del paesaggio della memoria (oggi scomparso) (è la direzione seguita, per esempio, dai poeti dialettali); il tentativo di comprendere le trasformazioni del corpo paesaggio che si va «spaesaggiando», e che scorre accanto ad uno stravolgimento profondo del linguaggio (vedi Zanzotto); la consapevolezza dell’inesorabilità delle trasformazioni e la volontà di decifrarle con un fiducioso movimento in avanti (penso alle spinte neoavanguardistiche e ai loro effetti di deriva).
3. Abitare la rete.
Abitare la rete è una questione sempre più ineludibile per chiunque. Tanto più per un umanista, dal momento che da sempre la cultura e la letteratura si fondano sullo scambio di informazioni, sulla costruzione di reti di pensiero e di idee, motori mobili della storia e della stessa tecnologia.Ciò comporta un diverso modo di fruire le informazioni e di interiorizzare i supporti tecnologici che cambiano il nostro modo di percepire le cose fino ad influenzare il modo di organizzare la nostra memoria (penso a quanti di noi non si ricordano più i numeri di telefono perché ci affidiamo alla SIM del nostro cellulare. Persa quella, una parte della nostra memoria verrebbe cancellata. La SIM allora fa parte della nostra memoria? È altro da noi?).L’«essere digitali» – per dirla alla Negroponte – condiziona il nostro modo di organizzare la sintassi e la pragmatica dei nostri pensieri e dei nostri «testi».Infine proprio il concetto di «abitanza», contrapposto a quello di cittadinanza, mi sembra introduca un nuovo paradigma di dimensione comunitaria con riflessi nella storia contemporanea. Se infatti oggi ciascun individuo può crearsi una finestra dove si autorappresenta e comunica le proprie idee, condividendole (e in tal modo la rete così costruita, l’abitanza condivisa, crea communities mobili, aggregate solo da un clinamen interiore), tutto ciò pone nuovi problemi politico-sociologici, se penso che la storia del secondo Novecento (e non solo) è stata segnata dalla forte dicotomia – nella contesto del comunismo e del reaganismo - tra «società» e «individuo». L’abitanza individua forse un’interessante alternativa a tale dicotomia.

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